Dipenderebbe solo da me fare un capitolo su questa rosa secca, eccola, se l’argomento meritasse la pena: è un fiore del carnevale dell’anno scorso.io stesso andai accoglierla nelle serre del Valentino, e la sera, un’ora prima del ballo, pieno di speranza e piacevolmente eccitato, andai a offrirla a madame de Hautcastel.ella la prese, - la posò sulla specchiera senza guardarla, e senza guardare neanche me.
Ma come avrebbe potuto prestarmi attenzione? Era occupata a guardare se stessa. Ritta dinanzi a un grande specchio, tutta pettinata, dava l’ultima mano alla sua acconciatura; era così preoccupata, la sua attenzione era così interamente assorbita da nastri, vedi di garza i fiocchi di ogni sorta ammonticchiati dinanzi a lei, che non ottenne neanche uno sguardo, un cenno. - Mi rassegnai: reggevo umilmente alcuni spilli belli pronti, allineati nella mia mano; ma trovandosi il suo cuscinetto più a portata, ella li prendeva dal cuscinetto, - e, se tendevo la mano, li prendeva dalla mia mano - indifferentemente; - e, per prenderli, andava tastando, senza staccare gli occhi dallo specchio, dal timore di perdersi la vista.
Per un po’ ressi un secondo specchio dietro di lei, per farle giudicare meglio la sua acconciatura; e, replicandosi la sua fisionomia da uno specchio all’altro, vidi allora una prospettiva di civette, nessuna delle quali mi prestava attenzione.insomma, devo confessarlo? Facevamo, la mia rosa e io, una ben triste figura.
Finii per perdere la pazienza e, non potendo più resistere al disappunto che mi divorava, posai lo specchio che reggevo in mano e uscii con aria adirata, e senza nemmeno salutare.
Ve ne andate? mi disse girandosi da un lato per guardarsi la vita di profilo. - Non risposi nulla; ma rimasi un po’ di tempo in ascolto sulla porta, per sapere che effetto avrebbe fatto la mia brusca uscita. - Non vedete, diceva alla sua cameriera dopo un attimo di silenzio, non vedete che il mio abito non mi cade a pennello, è troppo, troppo largo in vita, specialmente in basso, e che bisognerebbe aggiustarlo con gli spilli?
Come, e perché, questa rosa secca si trovi qui, su un palchetto della mia scrivania, e cosa che non dirò di certo, perché ho già dichiarato che è una rosa secca non merita un capitolo.- Notate bene, signore mie, che non faccio nessuna riflessione sull’avventura della rosa secca. Non sto a dire che madame de Hautcastel abbia fatto bene o male a preferire la sua acconciatura a me, né che avessi il diritto a essere ricevuto diversamente.
Ancor più mi guardo dal dedurne conseguenze generali sulla realtà, la forza e la durata dell’affetto delle signore ai loro amici. - Mi contento di gettare questo capitolo (visto che ormai c’è), di gettarlo, dico, nel mondo, insieme con il resto del viaggio, senza rivolgerlo a nessuno, e senza raccomandarlo a nessuno.
Aggiungerò solo un consiglio per voi, signori: mettetevi bene in testa che il giorno del ballo la vostra amata non è più vostra.
Dal momento in cui incomincia l’acconciatura, ecco che si dedicherà esclusivamente al suo aspetto, e il ballo solo diventa l’amante.
Ogni persona al mondo sa fin troppo bene cosa ci ricava un marito a voler farsi amare per forza; quindi, prendete il vostro male con pazienza e con ironia.
E non fatevi illusioni, signor mio: se al ballo voi siete ben visto, non è in qualità di amante, poiché siete un marito; e perché fate parte del ballo, e di conseguenza, siete una particella della sua nuova conquista; siete una frazione decimale diamante; oppure ballate bene e la farete brillare; in definitiva, la cosa più lusinghiera che ci possa essere per voi nella buona accoglienza che vi ha fatto, è la speranza da parte sua di suscitare, dichiarando suo amante un uomo del vostro merito, l’invidia delle amiche; senza questa considerazione, non mi guarderebbe neppure.
Siamo intesi, allora; dovete rassegnarvi, e aspettare che finisca la parte del marito. - Conosco più d’uno che vorrebbe cavarsela con così poco.