エピソード

  • 42-Viaggio intorno alla mia camera
    2025/02/11

    Dopo pranzo, me ne stavo seduto vicino al fuoco, ripiegato nel mio abito da viaggio, abbandonato volontariamente a tutta la sua influenza, aspettando l’ora di partire quando la digestione, andandomi al cervello, mi impedì di riflettere e si interruppe ogni comunicazione tra me e l’esterno.dopo aver letto questo preambolo, si comprenderà facilmente perché il capo mi ricade sul petto, e come mai i muscoli del pollice e dell’indice della mano destra, si rilassar Ono al punto che un voluminoso testo mi scappò di mano, senza che me ne accorgessi, e cadde sopra il focolare.

    Poco prima avevo avuto visite, e la conversazione con le persone che erano uscite si era aggirata sulla morte del famoso medico Cigna, morto di recente, e universalmente rimpianto: era sapiente, laborioso, buon fisico e botanico famoso. - I meriti di quel grande uomo occupavano il mio pensiero; e tuttavia, dicevo tra me, se mi fosse permesso di evocare le anime di tutti quelli che può aver mandati all’altro mondo, chissà che non riceverebbe scacco la sua reputazione?

    mi ero avviato, piano piano, ad dissertare sulla medicina e sui progressi che ha fatto dopo Ippocrate. - Mi domandavo se i personaggi famosi dell’antichità che sono morti nel proprio letto, come Pericle, Platone, la celebre Aspasia, e Ippocrate medesimo, fossero morti come gente comune, di febbre putrida, infiammatoria o versa; se fossero stati salassati e rimpinzati di medicine.

    Dire perché sognavo di quei quattro personaggi piuttosto che di altri, mi sarebbe impossibile.-Chi può conoscere la ragione di un sogno? Tutto ciò che posso dire, è che fu la mia anima a evocare Ippocrate, quello di Torino, il Cigna, e il celebre uomo di Stato che fece delle cose così belle e degli errori così gravi.

    Ma in quanto alla sua elegante amica, confesso umilmente che fu la bestia a farle un cenno.-tuttavia, se ci penso, sarei tentato di provare un piccolo moto di orgoglio; è chiaro, infatti, che in questo sogno la bilancia piegava in favore della ragione per quattro contro uno.-È molto, per un militare della mia età.

    Comunque sia, mentre mi lasciavo andare a queste riflessioni, i miei occhi finirono di chiudersi, e mi addormentai profondamente; ma, chiudendo gli occhi, l’immagine dei personaggi a cui avevo pensato rimase dipinta su quella sottile tela che si chiama memoria e, confondendosi queste immagini nel mio cervello con l’idea dell’evocazione dei morti, ben presto vidi arrivare uno dietro l’altro Ippocrate, Platone, Pericle, Aspasia e il dottor Cigna con la sua parrucca.

    Li vidi sedersi tutti sulle seggiole ancora disposte intorno al fuoco; solo Pericle restò in piedi a leggere i giornali.

    “Se le scoperte di cui mi parlate fossero vere, diceva Ippocrate al dottore, e se fossero state così utili alla medicina come voi pretendete, avrei visto diminuire il numero degli uomini che ogni giorno muoiono, e l’acquista ordinaria, stando ai registri di Minosse che io stesso ho verificato, è rimasta quella di una volta. “

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  • 41-Viaggio intorno alla mia camera
    2025/02/11

    Indossai subito il mio abito da viaggio, dopo averlo esaminato con occhio compiaciuto; e fu allora che decisi di realizzare un capitolo ad hoc, per farlo conoscere al lettore. Poiché la forma e l’utilità di questi abiti sono in genere abbastanza noti, tratterò più particolarmente della loro influenza sullo spirito dei viaggiatori. Il mio abito da viaggio per l’inverno è fatto della più calda e morbida stoffa che mi sia stato possibile trovare; mi avvolge tutto quanto, da capo a piedi; e quando sto nella mia poltrona, con le mani in tasca e la testa affondata nel colletto dell’abito, assomiglia alla statua di Visnù senza piedi e senza mani, come si vede nelle pagode dell’India.

    Volendo, si può tacciare di pregiudizio l’influenza sui viaggiatori che attribuisco agli abiti da viaggio; a riguardo, posso dire con certezza che far procedere di un solo passo il mio viaggio intorno alla mia camera, vestito della mia uniforme e con la spada al fianco, mi parrebbe ridicolo come uscire e andare in società in veste da camera.


    Quando mi vedo così vestito, secondo ogni regola, non solo non sarei capace di continuare il mio viaggio, credo anche che non sarei in grado di leggere ciò che ho scritto fin qui, e meno ancora di capirlo.

    Vi stupisce, forse? Non vediamo ogni giorno persone che si credono malate perché hanno la barba lunga? I vestiti hanno un’influenza tale sullo spirito degli uomini, che ci sono alcune persone cagionevoli di salute che pensano di stare molto meglio quando si vedono in abito nuovo e parrucca incipriata; vedete che, così agghindati, ingannano la gente e se stessi; - un bel mattino muoiono acconciati ben bene, e la loro morte impressiona tutti.

    In definitiva, nella mia classe sociale, quelli che si vedono sfoggiare l’uniforme, fermamente si credono degli ufficiali, finché non li disillude l’improvvisa apparizione del nemico. C’è di più: se al Re piace permettere a qualcuno di loro di aggiungere alla giubba un certo ricamo, subito costui si crede un generale, e tutto l’esercito gli dà quel titolo, non per scherzo, tanto è forte l’influenza dell’abito sull’immaginazione umana.

    L’esempio seguente dimostrerà ancora meglio quanto affermo.

    A volte, si dimenticava di fare avvertire diversi giorni prima un tal conte che doveva fare la guardia: - un caporale andava a svegliarlo alla mattina il giorno stesso che doveva farla, e gli dava la triste notizia; ma l’idea di alzarsi immediatamente, di mettersi le ghette e di uscire così, senza averci pensato il giorno prima lo disturbava talmente che preferiva mandare a dire che stava male, e non uscire di casa.

    Indossava quindi la sua veste da camera e mandava via il parrucchiere; ciò gli dava un aspetto pallido e malato, che metteva in allarme la moglie e tutta la famiglia. Egli stesso in realtà trovava di essere un po’ disfatto, quel giorno.

    Lo diceva a tutti , un po’ per sostenere caparbiamente l’idea di essere disfatto, e un po’ perché credeva di esserlo davvero. L’influenza della veste da camera piano piano operava: il brodo che aveva bevuto, volente o no, gli dava la nausea; ben presto parenti e amici mandavano a domandare notizie; non ci voleva tanto a metterlo decisamente a letto.

    La sera, il medico gli trovava il polso accelerato e ordinava un salasso per il giorno dopo. Se il servizio fosse durato ancora un mese, il malato sarebbe stato spacciato.

    Chi potrebbe dubitare dell’influenza degli abiti da viaggio sui viaggiatori, quando si pensa che il povero conte più di una volta rischiò di fare un viaggio all’altro mondo per avere indossato a sproposito la veste da camera in questo mondo?

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  • 40-Viaggio intorno alla mia camera
    2025/02/11

    Che ricco tesoro di godimenti la buona natura ha elargito agli uomini il cui cuore sa godere! E che varietà, in quei godimenti! Chi potrà contare le loro innumerevoli gradazioni nei vari individui e nelle diverse età della vita? - Il vago ricordo di quelli della mia infanzia ancora mi fa trasalire. se tentassi di dipingere quello che prova un giovane il cui cuore incomincia ad ardere di tutte le fiamme del sentimento? In quelle età felice, in cui si ignora ancora perfino il nome dell’interesse, dell’ambizione, dell’odio e di tutte le vergognose passioni che degradano e tormentano l’umanità; durante quell’età, ahimè troppo corta! il sole brilla di un fulgore che non si ritrova più nel resto della vita.l’aria è più pura; -vle fontane sono più limpide e fresche; - la natura ha aspetti, i boschetti hanno sentieri che non si ritrovano più nell’età matura.Dio, come profumano quei fiori! Come sono deliziosi quei frutti! Di che colori si adorna l’aurora! - Ogni donna è amabile e fedele; ogni uomo è buono, generoso e sensibile dovunque si incontra la cordialità, la franchezza e il disinteresse; nella natura non ci sono fiori, virtù e piaceri.

    Il turbamento dell’amore e la speranza della felicità non ci inondano il cuore di sensazioni così vivide quanto varie?

    Lo spettacolo della natura, la sua contemplazione nell’insieme e nei particolari, aprono davanti alla ragione un’immensa carriera di godimenti. Librandosi sopra quell’oceano di piaceri, ben presto l’immaginazione ne aumenta il numero e l’intensità; le diverse sensazioni si uniscono e si combinano per crearne di nuove; i sogni di gloria si confondono con i palpiti d’amore. Virgola la carità cammina al fianco dell’amor proprio, che le tende la mano; ogni tanto viene la malinconia a buttarci addosso le sue solenni gramaglie, e a mutare in piacere le nostre lacrime. - Insomma, le percezioni dell’intelletto, le sensazioni del cuore, i ricordi stessi dei sensi, sono per l’uomo delle fonti inesauribili di piaceri e di felicità. - Non ci si deve dunque meravigliare se il rumore che Joannetti faceva con la caffettiera sopra l’alare, e l’in attesa vista di una tazza di panna, abbiano fatto su di me una così viva e grata impressione.

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  • 39-Viaggio intorno alla mia camera
    2025/02/11

    Ho promesso un dialogo, mantengo la parola era mattina al cominciare del giorno: i raggi del sole indoravano la vetta del Monviso, come pure dei monti più alti della Sardegna; ed essa, la bestia, si era già svegliata, sia che il risveglio prematuro fosse effetto delle visioni notturne che la mettono sovente in una agitazione stancante quanto inutile, sia che la causa occulta del risveglio fosse il carnevale che allora volgeva alla fine, perché questo periodo di piaceri e di follie influenza l’organismo umano al pari delle fasi della luna e della congiunzione di certi pianeti.m- Essa, la bestia, era sveglia, sveglissima, quando la mia anima stessa si sciolse dai vincoli del sonno.

    Da tempo, l’anima partecipava confusamente delle sensazioni della bestia; ma era ancora intrigata nelle gramaglie della notte e del sonno; e queste gramaglie le sembravano mutarsi in veli di garza, in lino, in seta. - La mia povera anima era quindi come avvolta in tutto questo apparato; il Dio del sonno, per trattenerla ancor più fortemente nel suo regno, ai propri vincoli aggiungeva trecce di biondi capelli in disordine, nastri annodati, collane di perle: uno struggimento, il suo dibattersi in quelle reti, per chi l’avesse vista.

    L’agitazione della parte più nobile di me stesso si comunicava all’altra, e questa, a sua volta, agiva potentemente sulla mia anima. - Ero pervenuto, tutto quanto, a uno stato difficile da descrivere, quando infine la mia anima, o per sagacità o per caso, trovò la maniera di liberarsi dai veli di garza che la stavano soffocando.non so se scoprì un’apertura, o semplicemente si provò a sollevarli, come è più naturale; fatto sta che trovò l’uscita della labirinto. Le trecce dei capelli in disordine erano sempre lì; ma non più come un ostacolo, bensì come un mezzo: la mia anima lo afferrò, come si aggrappa alle erbe della riva un uomo che anneghi; ma durante l’azione la collana di perle si ruppe, e le perle, sfilandosi, rotolarono sul divano e quindi sul pavimento di legno di madame de Hautcastel; la mia anima, infatti, per una bizzarria della quale sarebbe difficile rendere ragione, si immaginava di essere presso quella signora: un gran mazzo di viole cadde per terra, e la mia anima, svegliandosi allora, ritornò presso di sé, portandosi dietro la ragione e la realtà. come si può immaginare, disapprovo con forza tutto ciò che era accaduto in sua assenza, e qui incomincia il dialogo che è l’argomento di questo capitolo.

    Mai la mia anima era stata così malamente accolta.i rimproveri che si permise di rivolgere in quel momento critico finirono di mettere discordia in famiglia: fu una rivolta, un’insurrezione secondo le regole.

    Come? Disse la mia anima, durante la mia assenza, invece di riprendere le forze con un sonno tranquillo, e rendervi con questo più disponibile a eseguire i miei ordini, non vi preoccupate insolentemente (il termine era un po’ forte) di lasciarvi andare a moti che la mia volontà non ha deciso! È così?

    Poco avvezza a quel tono altezzoso, la bestia subito replicò in collera:

    “Vi spetta, Signora (per allontanare dalla discussione ogni idea di familiarità), vi spetta darvi arie di decenza e di virtù! Non è forse ai vostri sbalzi di immaginazione e alle vostre stravaganti idee, chiedevo tutto ciò che vi dispiace in me, eh? Perché non eravate qui? - Perché dovreste avere il diritto di godere senza di me, nei frequenti viaggi che fate da sola? - Ho mai disapprovato le vostre sedute nell’empireo o nei Campi Elisi, le vostre conversazioni con le intelligenze, le vostre profonde speculazioni (un po’ di canzonatura, come si vede), i vostri castelli in aria, i vostri sublimi sistemi? E io, quando mi abbandonate così, non avrei il diritto di godere dei benefici che la natura mi accorda, e dei piaceri che mi offre!”.

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  • 38-Viaggio intorno alla mia camera
    2025/02/11

    Non finirei più, se volessi descrivere la millesima parte dei singolari avvenimenti che mi capitano quando viaggio nei pressi della mia biblioteca; i viaggi di Cook e le osservazioni dei suoi compagni di viaggio, sono niente in confronto alle mie avventure in quest’unico distretto: credo, così, che vi trascorrerei la vita in una specie di rapimento, se non ci fosse il busto di cui ho detto, nel quale finiscono sempre per fissarsi i miei occhi e i miei pensieri, quali siano le condizioni della mia anima; e, quando essa è eccessivamente inquieta o si abbandona allo scoraggiamento, non devo far altro che guardare il busto per rimetterla nel suo assetto naturale: è il diapason con cui accordo la mescolanza mutevole e discorde di sensazioni e percezioni che forma la mia esistenza.

    Com’è rassomigliante!-Sono proprio i lineamenti che la natura aveva dato al più virtuoso degli uomini. Ah se lo scultore avesse potuto rendere visibile la sua anima eccellente, il suo genio e il suo carattere! - Ma che sto dicendo? È qui il luogo per fare il suo elogio? A chi lo rivolgo, agli uomini che mi stanno intorno? Ma che importanza ha per loro? Mi accontento di prosternarmi dinanzi alla tua cara immagine, o migliore fra i padri! Ahimè! Questa immagine è tutto ciò che mi resta di te e della mia patria; hai lasciato questa terra allorché che il crimine sia apprestava a invaderla; e sono tali i mali con cui ci opprime, che la tua stessa famiglia è oggi costretta a guardare alla tua perdita come a un bene. Quanti mali ti avrebbe fatto sopportare una più lunga vita! Padre mio! Ti è nota la sorte della tua numerosa famiglia, nella tua felice dimora? Lo sai che i tuoi figli sono esuli da quella patria che per 60 anni hai servito con tanto zelo e tanta integrità? Lo sai che non è permesso loro di visitare la tua tomba? - Ma la tirannia non è riuscita a strappar loro la parte più preziosa della tua eredità, il ricordo delle tue virtù e la forza del tuo esempio: in mezzo al torrente criminale che trascinava nel gorgo la loro patria e le loro fortune, essi sono rimasti immutabilmente uniti nella traccia che avevi segnato per loro; e quando potranno prosternarsi ancora sopra le tue venerate ceneri, sempre saranno riconosciuti.

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  • 37-Viaggio intorno alla mia camera
    2025/02/11

    Dalla più remota antichità fino al giorno d’oggi, dal fondo estremo dell’inferno fino all’ultima stella fissa oltre la via Lattea, fino ai confini dell’universo, fino alle porte del caos, questo è il vasto campo che percorro in lungo e in largo, e con tutto comodo; il tempo non mi manca, al pari dello spazio.È là che io trasporto la mia esistenza, appresso a Omero, Milton, Virgilio, Ossian, eccetera.

    tutte le cose che sono avvenute fra quelle due epoche, tutti i paesi, tutti i mondi e tutti gli esseri che sono esistiti fra quei due termini, tutto è mio, tutto mi appartiene altrettanto, altrettanto legittimamente, quanto appartenevano a un certo ateniese i vascelli che entravano nel Pireo.

    Amo, fra tutti, i poeti che mi trasportano nella più remota antichità: la morte dell’ambizioso Agamennone, i furori di Oreste e tutta la tragica storia della famiglia degli Atridi, perseguitata dal cielo, mi ispirano un terrore che gli avvenimenti moderni non saprebbero in me generare.

    Ecco l’urna fatale che contiene le ceneri di Oreste.chi non fremerebbe a quella vista? Elettra! Infelice sorella, calmati: è Oreste medesimo che porta l’urna, e le ceneri sono quelle dei suoi nemici!

    Non si trovano più, ora, sponde simili a quelle del Xanto o dello Scamandro; - non si vedono più piane come quelle dell’Esperia o dell’Arcadia. Dove sono oggi le isole di Lemno e di Creta? Dov’è il famoso labirinto? Dov’è lo scoglio che Arianna abbandonata bagnava di lacrime?-Non si vedono più Tesei, ancor meno Ercoli; gli uomini, e perfino gli eroi di oggi, sono dei pigmei.

    Quando poi voglio concedermi una scena entusiasmante, e gioire di tutte le forze della mia immaginazione, mi appiglio arditamente alle pieghe della fluttuante veste di uno dei miei poeti prediletti, John Milton, nel momento in cui si slancia in cielo e osa accostarsi al trono dell’Eterno. - Quale musa a potuto sorreggerlo a quell’altezza, dove nessun uomo prima di lui aveva osato volgere lo sguardo?- dalle fulgide soglie celesti che l’avaro Mammone guardava con occhi invidiosi, passo orripilata alle vaste caverne della dimora di Satana; - assisto al consiglio infernale, mi mescolo tra la folla degli spiriti ribelli, e ascolto i loro discorsi.

    Ma devo confessare qui una debolezza che spesso mi sono rimproverato.

    Non riesco a impedirmi di prendere un certo interesse per quel povero Satana (parlo del Satana di Milton), dopo che è stato così precipitato dal cielo.anche se disapprovo l’ostinazione dello spirito ribelle, confesso che la fermezza da lui dimostrata nell’apice della disgrazia e la grandezza del suo coraggio, mi forzano ammirarlo mio malgrado.- Benché non ignori le disgrazie derivate dalla funesta impresa che lo portò a forzare le porte dell’inferno per andare a turbare la convivenza dei nostri primi progenitori, per quanto io faccia, non riesco a desiderare un momento di vederlo perire, cammini facendo, nella confusione del caos. Credo perfino che l’aiuterei volentieri, se non mi trattenesse la vergogna.seguo tutti i suoi movimenti, e mi piace viaggiare con lui, come fossi in buona compagnia.ho un bel riflettere che dopo tutto è un diavolo, che egli è in cammino per dannare il genere umano, che egli è un vero democratico, come quelli di Parigi, no di Atene: tutto questo non riesce a guarirmi della mia prevenzione.

    Che vasto progetto! E che ardimento nell’esecuzione!

    Quando le ampie e triplice porte dell’inferno si furono di colpo aperte a due battenti dinanzi a lui, e la profonda fossa del nulla e della notte apparve sotto i suoi piedi in tutto il suo errore, - egli misurò con occhio intrepido il cupo regno del caos; e, senza esitare, aprendo le vaste ali che avrebbero potuto coprire un esercito intero, si precipitò nell’abisso.

    Il più audace non ce la farebbe: scommetto quattro contro uno. - Secondo me, è anche uno dei più belli sforzi di immaginazione; e uno dei più bei viaggi che siano mai stati fatti, - dopo il viaggio intorno alla mia camera.

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  • 36-Viaggio intorno alla mia camera
    2025/02/11

    Ho promesso un dialogo fra la mia anima e la bestia; ci sono però certi capitoli che mi sfuggono, ma piuttosto ce ne sono di altri che scorrono dalla mia penna mio malgrado, si svegliano i miei progetti; nel novero è compreso quello della mia biblioteca, che abbrevierò più che posso. - I 42 giorni stanno per finire, e un uguale spazio di tempo non basterebbe per terminare la descrizione del ricco paese dove così piacevolmente viaggio.

    la mia biblioteca è dunque composta di romanzi, debbo pur dirvelo, - sì, di romanzi, e di alcuni poeti scelti.

    Come non avessi abbastanza mali, partecipo volontariamente anche di quelli di mille personaggi immaginari, e li sento intensamente così come i miei: quante lacrime ho versato sui miei libri! Ma se in tal modo cerco finti tormenti, in quel mondo immaginario io trovo in compenso la virtù, la bontà, il disinteresse, che non ho ancora trovato uniti nel mondo reale dove esisto. - Vi trovo una donna quale la desidero, senza malumore, senza leggerezza, senza finzione: non dico nulla della bellezza; fidatevi della mia immaginazione: la faccio così bella, che non vi è nulla da ridire.poi, chiudendo il libro, che non corrisponde più alle mie idee, la prendo per mano, e insieme percorriamo un paese mille volte più delizioso di quello dell’Eden. Quale pittore potrebbe raffigurare il paesaggio incantato dove ho accomodato la divinità del mio cuore! E quale poeta potrà mai descrivere le vive e varie sensazioni che provo in cui le regioni incantate?

    Quante volte non ho maledetto l’eroe di quel romanzo che tutti i momenti va a imbarcarsi nuove disavventure, che potrebbe evitare! - Non riesco a sopportare quel tipo di libri, e quelle calamità a catena; ma se per distrazione io ne apro uno, devo divorarlo fino in fondo.

    Non posso abbandonare i personaggi dei libri quando corrono per liberarsi da nemici e affanni.

    alla fine, entro talmente nelle loro pene, prendo così interesse a loro e alle loro sventurati famiglie, che l’improvvisa apparizione dei feroci inseguitori mi fa rizzare i capelli; sudo freddo quando leggo quel passo, il mio spavento è vivo e reale, come se dovessi essere io stesso arrostito hai mangiato da quelle canaglie.

    Quando ho pianto hai fatto l’amore abbastanza, cerco qualche poeta, e riparto per un altro mondo.

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    3 分
  • 35-Viaggio intorno alla mia camera
    2025/02/11

    Dipenderebbe solo da me fare un capitolo su questa rosa secca, eccola, se l’argomento meritasse la pena: è un fiore del carnevale dell’anno scorso.io stesso andai accoglierla nelle serre del Valentino, e la sera, un’ora prima del ballo, pieno di speranza e piacevolmente eccitato, andai a offrirla a madame de Hautcastel.ella la prese, - la posò sulla specchiera senza guardarla, e senza guardare neanche me.

    Ma come avrebbe potuto prestarmi attenzione? Era occupata a guardare se stessa. Ritta dinanzi a un grande specchio, tutta pettinata, dava l’ultima mano alla sua acconciatura; era così preoccupata, la sua attenzione era così interamente assorbita da nastri, vedi di garza i fiocchi di ogni sorta ammonticchiati dinanzi a lei, che non ottenne neanche uno sguardo, un cenno. - Mi rassegnai: reggevo umilmente alcuni spilli belli pronti, allineati nella mia mano; ma trovandosi il suo cuscinetto più a portata, ella li prendeva dal cuscinetto, - e, se tendevo la mano, li prendeva dalla mia mano - indifferentemente; - e, per prenderli, andava tastando, senza staccare gli occhi dallo specchio, dal timore di perdersi la vista.

    Per un po’ ressi un secondo specchio dietro di lei, per farle giudicare meglio la sua acconciatura; e, replicandosi la sua fisionomia da uno specchio all’altro, vidi allora una prospettiva di civette, nessuna delle quali mi prestava attenzione.insomma, devo confessarlo? Facevamo, la mia rosa e io, una ben triste figura.

    Finii per perdere la pazienza e, non potendo più resistere al disappunto che mi divorava, posai lo specchio che reggevo in mano e uscii con aria adirata, e senza nemmeno salutare.

    Ve ne andate? mi disse girandosi da un lato per guardarsi la vita di profilo. - Non risposi nulla; ma rimasi un po’ di tempo in ascolto sulla porta, per sapere che effetto avrebbe fatto la mia brusca uscita. - Non vedete, diceva alla sua cameriera dopo un attimo di silenzio, non vedete che il mio abito non mi cade a pennello, è troppo, troppo largo in vita, specialmente in basso, e che bisognerebbe aggiustarlo con gli spilli?

    Come, e perché, questa rosa secca si trovi qui, su un palchetto della mia scrivania, e cosa che non dirò di certo, perché ho già dichiarato che è una rosa secca non merita un capitolo.- Notate bene, signore mie, che non faccio nessuna riflessione sull’avventura della rosa secca. Non sto a dire che madame de Hautcastel abbia fatto bene o male a preferire la sua acconciatura a me, né che avessi il diritto a essere ricevuto diversamente.

    Ancor più mi guardo dal dedurne conseguenze generali sulla realtà, la forza e la durata dell’affetto delle signore ai loro amici. - Mi contento di gettare questo capitolo (visto che ormai c’è), di gettarlo, dico, nel mondo, insieme con il resto del viaggio, senza rivolgerlo a nessuno, e senza raccomandarlo a nessuno.

    Aggiungerò solo un consiglio per voi, signori: mettetevi bene in testa che il giorno del ballo la vostra amata non è più vostra.

    Dal momento in cui incomincia l’acconciatura, ecco che si dedicherà esclusivamente al suo aspetto, e il ballo solo diventa l’amante.

    Ogni persona al mondo sa fin troppo bene cosa ci ricava un marito a voler farsi amare per forza; quindi, prendete il vostro male con pazienza e con ironia.

    E non fatevi illusioni, signor mio: se al ballo voi siete ben visto, non è in qualità di amante, poiché siete un marito; e perché fate parte del ballo, e di conseguenza, siete una particella della sua nuova conquista; siete una frazione decimale diamante; oppure ballate bene e la farete brillare; in definitiva, la cosa più lusinghiera che ci possa essere per voi nella buona accoglienza che vi ha fatto, è la speranza da parte sua di suscitare, dichiarando suo amante un uomo del vostro merito, l’invidia delle amiche; senza questa considerazione, non mi guarderebbe neppure.

    Siamo intesi, allora; dovete rassegnarvi, e aspettare che finisca la parte del marito. - Conosco più d’uno che vorrebbe cavarsela con così poco.

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