
42-Viaggio intorno alla mia camera
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Dopo pranzo, me ne stavo seduto vicino al fuoco, ripiegato nel mio abito da viaggio, abbandonato volontariamente a tutta la sua influenza, aspettando l’ora di partire quando la digestione, andandomi al cervello, mi impedì di riflettere e si interruppe ogni comunicazione tra me e l’esterno.dopo aver letto questo preambolo, si comprenderà facilmente perché il capo mi ricade sul petto, e come mai i muscoli del pollice e dell’indice della mano destra, si rilassar Ono al punto che un voluminoso testo mi scappò di mano, senza che me ne accorgessi, e cadde sopra il focolare.
Poco prima avevo avuto visite, e la conversazione con le persone che erano uscite si era aggirata sulla morte del famoso medico Cigna, morto di recente, e universalmente rimpianto: era sapiente, laborioso, buon fisico e botanico famoso. - I meriti di quel grande uomo occupavano il mio pensiero; e tuttavia, dicevo tra me, se mi fosse permesso di evocare le anime di tutti quelli che può aver mandati all’altro mondo, chissà che non riceverebbe scacco la sua reputazione?
mi ero avviato, piano piano, ad dissertare sulla medicina e sui progressi che ha fatto dopo Ippocrate. - Mi domandavo se i personaggi famosi dell’antichità che sono morti nel proprio letto, come Pericle, Platone, la celebre Aspasia, e Ippocrate medesimo, fossero morti come gente comune, di febbre putrida, infiammatoria o versa; se fossero stati salassati e rimpinzati di medicine.
Dire perché sognavo di quei quattro personaggi piuttosto che di altri, mi sarebbe impossibile.-Chi può conoscere la ragione di un sogno? Tutto ciò che posso dire, è che fu la mia anima a evocare Ippocrate, quello di Torino, il Cigna, e il celebre uomo di Stato che fece delle cose così belle e degli errori così gravi.
Ma in quanto alla sua elegante amica, confesso umilmente che fu la bestia a farle un cenno.-tuttavia, se ci penso, sarei tentato di provare un piccolo moto di orgoglio; è chiaro, infatti, che in questo sogno la bilancia piegava in favore della ragione per quattro contro uno.-È molto, per un militare della mia età.
Comunque sia, mentre mi lasciavo andare a queste riflessioni, i miei occhi finirono di chiudersi, e mi addormentai profondamente; ma, chiudendo gli occhi, l’immagine dei personaggi a cui avevo pensato rimase dipinta su quella sottile tela che si chiama memoria e, confondendosi queste immagini nel mio cervello con l’idea dell’evocazione dei morti, ben presto vidi arrivare uno dietro l’altro Ippocrate, Platone, Pericle, Aspasia e il dottor Cigna con la sua parrucca.
Li vidi sedersi tutti sulle seggiole ancora disposte intorno al fuoco; solo Pericle restò in piedi a leggere i giornali.
“Se le scoperte di cui mi parlate fossero vere, diceva Ippocrate al dottore, e se fossero state così utili alla medicina come voi pretendete, avrei visto diminuire il numero degli uomini che ogni giorno muoiono, e l’acquista ordinaria, stando ai registri di Minosse che io stesso ho verificato, è rimasta quella di una volta. “