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Viaggio intorno alla mia camera

Viaggio intorno alla mia camera

著者: Ludovico de Maistre & Giovanna Milanese
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このコンテンツについて

Mi chiamo Ludovico…

Tornando indietro negli anni, al momento della scelta della scuola superiore, non avevo ancora le idee ben chiare su quello che mi sarebbe piaciuto fare una volta cresciuto, così mi sono mantenuto su un terreno neutro scegliendo il Liceo Scientifico, anche perché forse avevo voglia di un po’ di praticità, avendo l’arte in famiglia ( anzi, mia madre una scrittrice, mio padre un incisore, mia sorella una disegnatrice). Pensavo di non cercare l’arte, avendola già in casa ed essendo nella mia percezione qualcosa di normalissimo. Decisi di ricalcare le orme del mio avo diplomatico Joseph de Maistre e per questo motivo, alla fine del Liceo, scelsi di studiare Giurisprudenza. Dopo alcuni viaggi in Giappone e in Irlanda, dove ho lavorato nelle ambasciate, in qualche modo, era come se mi sentissi imprigionato da tutto quel castello burocratico tanto che non potei più fare a meno di concedere alla mia anima di andare a vedere il mondo, che si muoveva molto più velocemente, a mettere le mani nel cuore della terra e a protenderle fin verso il cielo. I due percorsi, per quanto possano apparire distinti, in realtà sono accomunati dal fatto che si vada a cercare conoscenza altrove, per poi riportarla in altri luoghi. Col senno di poi, con ogni probabilità il mondo della diplomazia non mi appagava del tutto, probabilmente non lasciava sufficiente sfogo all’estro creativo, che non ero completamente cosciente di possedere ma che mi scorre nelle vene. Spostando i miei interessi verso i documentari, cosa che è accaduta relativamente “per caso”, ho trovato un altro modo di prendere conoscenza e trasportarla altrove, ma in una maniera a me più congeniale.

L’arte, la bellezza, la poesia dei tramonti, la magia dei paesaggi, nutrivano la mia anima, anche se non intuivo del tutto quanto fossi affamato di meraviglia. Ho passato anni a viaggiare, all’inizio con l’ingenua curiosità di un bimbo che vuole vedere una foresta, poi, piano piano, ho maturato la consapevolezza di essere un uomo da deserto. Evidentemente c’è molto posto nel mio cuore che deve essere travolto dalla bellezza.

Sono passati alcuni anni e la mia vita sta nuovamente cambiando. Oggi credo che non ci sia cosa al mondo che mi rende più felice di vedere mio figlio tornare a casa sorridente da scuola e poter passare del tempo con lui. Questo mi ha portato a fermarmi un attimo e a pensare che se il mio avo Xaviér, per ironia fratello di Joseph, colui che per primo scelsi come ispirazione, e autore di queste pagine che voglio condividere con voi lettori, è riuscito da solo a viaggiare per così tanti giorni in una sola camera, allora chissà cosa potremo fare io e il mio bambino esplorando ciò che si trova intorno a noi.

Forse non è sempre necessario che mi rechi in prima persona in giro per il mondo, per riempire i miei occhi di bellezza e trasmetterla, forse è giunto il momento che io porti avanti i miei progetti anche da qua e che io affondi ben salde le mie radici, cosicché possa riscoprire con mio figlio il pianeta terra.

Probabilmente non sarò mai un vero viaggiatore da camera, ma inizio ad intuire le molte possibilità che le righe scritte dal mio avo Xaviér offrono…

Ludovico de Maistre & Giovanna Milanese
アート 文学史・文学批評 旅行記・解説 社会科学
エピソード
  • 42-Viaggio intorno alla mia camera
    2025/02/11

    Dopo pranzo, me ne stavo seduto vicino al fuoco, ripiegato nel mio abito da viaggio, abbandonato volontariamente a tutta la sua influenza, aspettando l’ora di partire quando la digestione, andandomi al cervello, mi impedì di riflettere e si interruppe ogni comunicazione tra me e l’esterno.dopo aver letto questo preambolo, si comprenderà facilmente perché il capo mi ricade sul petto, e come mai i muscoli del pollice e dell’indice della mano destra, si rilassar Ono al punto che un voluminoso testo mi scappò di mano, senza che me ne accorgessi, e cadde sopra il focolare.

    Poco prima avevo avuto visite, e la conversazione con le persone che erano uscite si era aggirata sulla morte del famoso medico Cigna, morto di recente, e universalmente rimpianto: era sapiente, laborioso, buon fisico e botanico famoso. - I meriti di quel grande uomo occupavano il mio pensiero; e tuttavia, dicevo tra me, se mi fosse permesso di evocare le anime di tutti quelli che può aver mandati all’altro mondo, chissà che non riceverebbe scacco la sua reputazione?

    mi ero avviato, piano piano, ad dissertare sulla medicina e sui progressi che ha fatto dopo Ippocrate. - Mi domandavo se i personaggi famosi dell’antichità che sono morti nel proprio letto, come Pericle, Platone, la celebre Aspasia, e Ippocrate medesimo, fossero morti come gente comune, di febbre putrida, infiammatoria o versa; se fossero stati salassati e rimpinzati di medicine.

    Dire perché sognavo di quei quattro personaggi piuttosto che di altri, mi sarebbe impossibile.-Chi può conoscere la ragione di un sogno? Tutto ciò che posso dire, è che fu la mia anima a evocare Ippocrate, quello di Torino, il Cigna, e il celebre uomo di Stato che fece delle cose così belle e degli errori così gravi.

    Ma in quanto alla sua elegante amica, confesso umilmente che fu la bestia a farle un cenno.-tuttavia, se ci penso, sarei tentato di provare un piccolo moto di orgoglio; è chiaro, infatti, che in questo sogno la bilancia piegava in favore della ragione per quattro contro uno.-È molto, per un militare della mia età.

    Comunque sia, mentre mi lasciavo andare a queste riflessioni, i miei occhi finirono di chiudersi, e mi addormentai profondamente; ma, chiudendo gli occhi, l’immagine dei personaggi a cui avevo pensato rimase dipinta su quella sottile tela che si chiama memoria e, confondendosi queste immagini nel mio cervello con l’idea dell’evocazione dei morti, ben presto vidi arrivare uno dietro l’altro Ippocrate, Platone, Pericle, Aspasia e il dottor Cigna con la sua parrucca.

    Li vidi sedersi tutti sulle seggiole ancora disposte intorno al fuoco; solo Pericle restò in piedi a leggere i giornali.

    “Se le scoperte di cui mi parlate fossero vere, diceva Ippocrate al dottore, e se fossero state così utili alla medicina come voi pretendete, avrei visto diminuire il numero degli uomini che ogni giorno muoiono, e l’acquista ordinaria, stando ai registri di Minosse che io stesso ho verificato, è rimasta quella di una volta. “

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  • 41-Viaggio intorno alla mia camera
    2025/02/11

    Indossai subito il mio abito da viaggio, dopo averlo esaminato con occhio compiaciuto; e fu allora che decisi di realizzare un capitolo ad hoc, per farlo conoscere al lettore. Poiché la forma e l’utilità di questi abiti sono in genere abbastanza noti, tratterò più particolarmente della loro influenza sullo spirito dei viaggiatori. Il mio abito da viaggio per l’inverno è fatto della più calda e morbida stoffa che mi sia stato possibile trovare; mi avvolge tutto quanto, da capo a piedi; e quando sto nella mia poltrona, con le mani in tasca e la testa affondata nel colletto dell’abito, assomiglia alla statua di Visnù senza piedi e senza mani, come si vede nelle pagode dell’India.

    Volendo, si può tacciare di pregiudizio l’influenza sui viaggiatori che attribuisco agli abiti da viaggio; a riguardo, posso dire con certezza che far procedere di un solo passo il mio viaggio intorno alla mia camera, vestito della mia uniforme e con la spada al fianco, mi parrebbe ridicolo come uscire e andare in società in veste da camera.


    Quando mi vedo così vestito, secondo ogni regola, non solo non sarei capace di continuare il mio viaggio, credo anche che non sarei in grado di leggere ciò che ho scritto fin qui, e meno ancora di capirlo.

    Vi stupisce, forse? Non vediamo ogni giorno persone che si credono malate perché hanno la barba lunga? I vestiti hanno un’influenza tale sullo spirito degli uomini, che ci sono alcune persone cagionevoli di salute che pensano di stare molto meglio quando si vedono in abito nuovo e parrucca incipriata; vedete che, così agghindati, ingannano la gente e se stessi; - un bel mattino muoiono acconciati ben bene, e la loro morte impressiona tutti.

    In definitiva, nella mia classe sociale, quelli che si vedono sfoggiare l’uniforme, fermamente si credono degli ufficiali, finché non li disillude l’improvvisa apparizione del nemico. C’è di più: se al Re piace permettere a qualcuno di loro di aggiungere alla giubba un certo ricamo, subito costui si crede un generale, e tutto l’esercito gli dà quel titolo, non per scherzo, tanto è forte l’influenza dell’abito sull’immaginazione umana.

    L’esempio seguente dimostrerà ancora meglio quanto affermo.

    A volte, si dimenticava di fare avvertire diversi giorni prima un tal conte che doveva fare la guardia: - un caporale andava a svegliarlo alla mattina il giorno stesso che doveva farla, e gli dava la triste notizia; ma l’idea di alzarsi immediatamente, di mettersi le ghette e di uscire così, senza averci pensato il giorno prima lo disturbava talmente che preferiva mandare a dire che stava male, e non uscire di casa.

    Indossava quindi la sua veste da camera e mandava via il parrucchiere; ciò gli dava un aspetto pallido e malato, che metteva in allarme la moglie e tutta la famiglia. Egli stesso in realtà trovava di essere un po’ disfatto, quel giorno.

    Lo diceva a tutti , un po’ per sostenere caparbiamente l’idea di essere disfatto, e un po’ perché credeva di esserlo davvero. L’influenza della veste da camera piano piano operava: il brodo che aveva bevuto, volente o no, gli dava la nausea; ben presto parenti e amici mandavano a domandare notizie; non ci voleva tanto a metterlo decisamente a letto.

    La sera, il medico gli trovava il polso accelerato e ordinava un salasso per il giorno dopo. Se il servizio fosse durato ancora un mese, il malato sarebbe stato spacciato.

    Chi potrebbe dubitare dell’influenza degli abiti da viaggio sui viaggiatori, quando si pensa che il povero conte più di una volta rischiò di fare un viaggio all’altro mondo per avere indossato a sproposito la veste da camera in questo mondo?

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  • 40-Viaggio intorno alla mia camera
    2025/02/11

    Che ricco tesoro di godimenti la buona natura ha elargito agli uomini il cui cuore sa godere! E che varietà, in quei godimenti! Chi potrà contare le loro innumerevoli gradazioni nei vari individui e nelle diverse età della vita? - Il vago ricordo di quelli della mia infanzia ancora mi fa trasalire. se tentassi di dipingere quello che prova un giovane il cui cuore incomincia ad ardere di tutte le fiamme del sentimento? In quelle età felice, in cui si ignora ancora perfino il nome dell’interesse, dell’ambizione, dell’odio e di tutte le vergognose passioni che degradano e tormentano l’umanità; durante quell’età, ahimè troppo corta! il sole brilla di un fulgore che non si ritrova più nel resto della vita.l’aria è più pura; -vle fontane sono più limpide e fresche; - la natura ha aspetti, i boschetti hanno sentieri che non si ritrovano più nell’età matura.Dio, come profumano quei fiori! Come sono deliziosi quei frutti! Di che colori si adorna l’aurora! - Ogni donna è amabile e fedele; ogni uomo è buono, generoso e sensibile dovunque si incontra la cordialità, la franchezza e il disinteresse; nella natura non ci sono fiori, virtù e piaceri.

    Il turbamento dell’amore e la speranza della felicità non ci inondano il cuore di sensazioni così vivide quanto varie?

    Lo spettacolo della natura, la sua contemplazione nell’insieme e nei particolari, aprono davanti alla ragione un’immensa carriera di godimenti. Librandosi sopra quell’oceano di piaceri, ben presto l’immaginazione ne aumenta il numero e l’intensità; le diverse sensazioni si uniscono e si combinano per crearne di nuove; i sogni di gloria si confondono con i palpiti d’amore. Virgola la carità cammina al fianco dell’amor proprio, che le tende la mano; ogni tanto viene la malinconia a buttarci addosso le sue solenni gramaglie, e a mutare in piacere le nostre lacrime. - Insomma, le percezioni dell’intelletto, le sensazioni del cuore, i ricordi stessi dei sensi, sono per l’uomo delle fonti inesauribili di piaceri e di felicità. - Non ci si deve dunque meravigliare se il rumore che Joannetti faceva con la caffettiera sopra l’alare, e l’in attesa vista di una tazza di panna, abbiano fatto su di me una così viva e grata impressione.

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