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Radio degli studenti universitari di Cagliari. Mission del media è raccontare il movimento culturale e la città nei suoi molteplici aspetti© Unica Radio 社会科学 音楽
エピソード
  • Conferenza Regionale Immigrazione
    2025/07/18
    Appuntamento di due giorni a Olbia dedicato al tema dell'immigrazione, l'intervento dell'assessora Desirè Manca

    La prima Conferenza Regionale sull’Immigrazione si è svolta a Olbia, presso il Museo Archeologico, nei giorni 3 e 4 luglio. Un’iniziativa storica promossa dalla Regione Sardegna e coordinata dall’assessora regionale al Lavoro Desirè Manca, con l’obiettivo di dare visibilità alla diversità come fonte di ricchezza e includere cittadini provenienti da paesi terzi nel tessuto socio-economico dell’isola.

    Confronto tra istituzioni e comunità per l’inclusione sociale

    L’evento si è aperto con il saluto del sindaco di Olbia, Settimo Nizzi, e ha visto la partecipazione attiva della presidente della Regione Alessandra Todde, che ha sottolineato il ruolo della Sardegna come "popolo di migranti" e ha ribadito l’impegno per una Sardegna inclusiva, capace di trasformare la paura del diverso in opportunità di crescita. La presenza della prefetta, del vescovo, dell’imam e della presidente di ANCI Sardegna Daniela Falconi ha arricchito il confronto, rendendolo un momento di confronto tra istituzioni, società civile e comunità straniere.

    Inclusione, lavoro e diritti: le priorità al centro della conferenza

    Desirè Manca ha evidenziato i risultati concreti: oggi in Sardegna vivono circa 55.000 cittadini stranieri, pari al 3,5% della popolazione regionale, con presenze stabili grazie ai permessi di lungo soggiorno, lavoro, familiari o protezione internazionale . Dalla conferenza sono emerse due priorità. La prima riguarda l’istituzione urgente di un Osservatorio regionale contro lo sfruttamento lavorativo, strumento fondamentale per monitorare il mercato del lavoro, prevenire le situazioni di sfruttamento e accompagnare politiche attive d’inclusione. La seconda priorità sono le misure di politiche attive del lavoro, come corsi di lingua italiana, formazione professionale e programmi POR per facilitare l’inserimento nel mondo del lavoro, con particolare attenzione a donne migranti e vittime di violenza.

    Durante la conferenza sono stati organizzati laboratori tematici su lavoro, scuola, sanità, imprenditorialità e mediazione culturale: un percorso partecipativo che ha messo al centro il dialogo tra istituzioni, rete delle imprese, sindacati, associazioni, centri di studio come il CESPI, e le comunità migranti.

    L’iniziativa si è conclusa con l’impegno della Giunta regionale e del consiglio sull’avvio di politiche stabili per favorire la convivenza multiculturale, promuovere ingressi programmati e contrastare ogni forma di odio, razzismo e tratta .

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    25 分
  • Carlame dei Discomostro: “urliamo la verità, anche quando fa male”
    2025/07/18
    Il leader della band punk-hardcore racconta l’evoluzione musicale del gruppo, tra suoni più maturi e testi senza filtri, in vista del Beach Out Poetto Vol. 19 a Cagliari.

    Carlame, voce e anima dei Discomostro, non è il tipo da risposte scontate. La sua intervista con Unica Radio, in vista del concerto al Beach Out Poetto Vol. 19, è un flusso di coscienza sincero, diretto, a tratti crudo, proprio come la loro musica. La band è giunta al quarto album in studio e, come racconta Carlame, il suono oggi è più definito, le atmosfere più stratificate, ma l’anima resta la stessa: rabbiosa, ironica, profondamente umana.

    Ci sentiamo male prima e male adesso, ma musicalmente siamo molto soddisfatti”, dice sorridendo. Una frase che riassume il paradosso del progetto Discomostro: usare il punk e l’hardcore per veicolare disagio e negatività, ma con un fine terapeutico. “Ogni canzone è una valvola di sfogo, un urlo liberatorio che ci permette di stare meglio”, continua.

    Dalla batteria al microfono: l’urgenza di mettersi a nudo

    Carlame è passato dalla batteria al ruolo di frontman, non per calcolo ma per esigenza. “Scrivevo già i testi ai tempi degli Scloniars, ma avevo paura di mettermi a nudo. Poi ho deciso: le cose che scrivo, le canto io”. Da quel momento, la voce è diventata strumento e confessionale. Il palco, invece, non è cambiato: resta il luogo dove liberarsi e connettersi con un pubblico eterogeneo, fatto di fan della prima ora e nuovi adepti, giovani e adulti.

    Il nuovo album sorprende anche per le sonorità: accanto all’anima punk, compaiono sfumature rock’n’roll, melodie leggere e toni quasi estivi. “Non è stata una scelta a tavolino, è successo. Ci siamo evoluti naturalmente”, racconta. Una parte del gruppo ha curato con precisione la registrazione e il sound, mentre Carlame ha preferito concentrarsi sui contenuti. “A me interessa arrivare sincero, non perfetto”.

    Sincerità come strumento di connessione e sopravvivenza

    I testi dei Discomostro non fanno sconti: solitudine, pressione sociale, suicidio e isolamento sono raccontati con lucidità. Portarli su un palco estivo, tra il mare e la sabbia del Poetto, è un atto che potrebbe sembrare spiazzante. Ma Carlame lo vive serenamente: “I contenuti sono duri, ma il nostro atteggiamento è leggero. Sopravviviamo anche grazie all’ironia”.

    Per il pubblico, spiega, i concerti sono un momento di riconoscimento e sfogo collettivo. “È come una grande famiglia di mostri e casi umani che si ritrova per urlare insieme, ma anche per ridere. C’è rispetto, condivisione, e soprattutto onestà. Se una canzone è sincera, arriva. E resta”.

    Il ritorno al Poetto, per Carlame, è anche una questione personale: “Ci ho suonato vent’anni fa, quando stavo ancora dietro la batteria. Tornarci oggi da frontman, con questi brani, sarà un’emozione fortissima”.

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    10 分
  • Beach Day Out Vol 19: il festival più underground dell’estate
    2025/07/17
    Due giornate tra onde, chitarre distorte e passione vera: Michelangelo Rombi e Alessio Schirru raccontano l’anima del Beach Day Out, evento simbolo dell’underground sardo.

    Cagliari si prepara ad accogliere Beach Day Out Volume 19, il festival che da quasi vent’anni anima la spiaggia del Poetto con musica punk, rock e hardcore, proponendo un’esperienza che va oltre il semplice concerto. Un evento che nasce dal basso, dalla passione di chi vive la scena musicale indipendente e la vuole condividere. Michelangelo Rombi e Alessio Schirru, due dei principali organizzatori, ci hanno raccontato cosa c’è dietro le quinte di questo appuntamento sempre più atteso.

    L’idea del festival, spiegano, nasceva dall’esigenza di dare spazio alle band sarde che producevano musica originale. “All’inizio erano venti gruppi, si iniziava nel pomeriggio e si finiva all’alba”, ricorda Michelangelo. Un progetto che ha saputo crescere, aprendosi a ospiti italiani e internazionali, mantenendo però saldo il filo conduttore: musica autentica, non commerciale, fortemente identitaria.

    Tra scouting, passione e collaborazione: così nasce la line-up ogni anno

    La scelta delle band non è mai casuale. “Diamo spazio alle nuove uscite, a chi ha appena pubblicato un disco, ma anche ai gruppi giovani e emergenti dell’isola che si affacciano alla scena underground”, racconta Alessio. Fondamentale anche il lavoro di Stefano Panzeri, storico collaboratore del festival, e oggi anche l’apporto dei Cool Kids, collettivo di cui Schirru fa parte.

    Tra gli ospiti dell’edizione 2025 spiccano nomi come Discomostro da Milano e Barneheads dalla Francia, ma il valore aggiunto è sempre il mix tra il locale e il globale. La collaborazione con la webzine Pankadeka garantirà quest’anno anche la diretta streaming dell’evento, amplificando la portata nazionale e internazionale del festival.

    Un festival che nasce dalla sabbia, tra memoria e futuro

    Il Beach Day Out non è solo musica, ma anche atmosfera, libertà e condivisione. “Il palco guarda la Sella del Diavolo, il pubblico può godersi i concerti in costume, magari dopo un tuffo. È un’esperienza unica”, racconta Rombi. L’edizione di quest’anno parte al tramonto, con il calore del sole e delle chitarre distorte a colorare la spiaggia.

    E tra un’organizzazione sempre più rodata, amicizie che si trasformano in booking, e la voglia di rinnovarsi, si pensa già alla ventesima edizione. “Ogni anno è una sfida, ma anche un’enorme soddisfazione”, confermano entrambi. Un ricordo su tutti? “Portare in Sardegna band che ascoltavamo da adolescenti, sederci con loro a cena, condividere storie. È questo lo spirito del festival.”

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    12 分

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