• GIARDINO IN PENDENZA: COME TRASFORMARE UN LIMITE IN OPPORTUNITA'
    2025/06/27

    Oggi vi parlerò dei giardini in pendenza, come trasformare un limite in opportunità C’è un momento, quando si guarda un terreno in forte dislivello, in cui si pensa: “Qui un giardino non si potrà mai fare”. E invece è proprio lì che spesso nasce l’opportunità più affascinante per un progettista. Un giardino in pendenza può sembrare un problema, ma in realtà è una risorsa estetica e funzionale, se lo si affronta con lo sguardogiusto. Il punto di partenza: leggere il terreno La prima cosa da fare è ascoltare il terreno, leggerne la morfologia, osservarne il comportamento con l’acqua, il vento e laluce. In base alla pendenza, si decide se intervenirecon terrazzamenti — cioè la creazione di piani orizzontali retti da muretti in pietra, lamiere metalliche, o tecnologie strutturali — oppure se lasciare il pendio naturale, stabilizzandolo con vegetazione e contenimenti morbidi. Ma attenzione: più è ripido, più va trattato conattenzione. Un pendio oltre il 30-35% richiede studio geotecnico, drenaggi seri, ancoraggi e spesso anche barriere antierosione. In alcuni casi, è obbligatorio prevedere strutture ingegneristiche nascoste, come geogriglie, terre armate.


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  • ERRORI?! ORRORI COMUNI NEL GARDEN DESIGN
    2025/06/20

    Oggi parliamo di scelte progettuali che sembrano natenon da uno studio del contesto, non da un’ idea ponderata, ma da una gita domenicale in un vivaio, con tappa finale al reparto “decorazioni”.
    Tufo, lapillo vulcanico, sassi colorati, erba sintetica e potature che trasformano piante nobili in goffe caricature modaiole.

    Sono materiali e soluzioni che vediamo ovunque. Masono davvero la scelta giusta in un progetto di garden design coerente, durevole e sensato?
    Spoiler: no. E oggi ti spiego il perché, con dati, concetti architettonici e qualche sana provocazione. Io no pretendo certo di appropriarmi della verità, ma solo di stimolare una riflessione.

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  • RISTRUTTURAE IL GIARDINO: COME RIDARE VITA AD UN GIARDINO ESISTENTE
    2025/06/13

    Il primo passo per un restauro intelligente delgiardino è la valutazione dello stato attuale.Prendi nota di tutto: alberi già cresciuti, arbusti consolidati, muri, siepi, pendenze, esposizioni. Spesso questi elementi – se ben letti – diventano linee guida, non ostacoli. Un consiglio professionale: realizza un rilievo fotografico e planimetrico dettagliato, e se possibile, fai un’analisistorica del luogo. Alcuni giardini nascondono tracce del passato: vecchie bordure, muretti in pietra, camminamenti, fontane. C’è un detto inglese che uso spesso e che racchiude una verità profonda:“Don’t kill the soul of the garden”Non uccidere l’animadel giardino. Ma che cosa significa, in concreto?Significa che ogni giardino esistente ha una memoria, un’identità,un genius loci – lo “spirito del luogo”, la sua vocazione naturale, storica, affettiva. Spesso, quando si progetta ex novo, abbiamo carta bianca. Ma quando si restaura, no.In quel terreno, in quelle piante, nei vuoti e nei pieni, ci sonostorie sedimentate.“Un vecchio ulivo in un angolo. Una vite addossata a un muro. Un rosmarino che ha resistito per anni sotto l’evolvere del clima. Tutti elementi che parlano di quel giardino.” Uccidere l’anima di un giardino significa spianare tutto con unbulldozer progettuale, ignorando ciò che quel luogo racconta e può offrire.Rispettarla, invece, significa valorizzare ciò che c’è già,reinterpretarlo con sensibilità contemporanea e restituirgli una nuova vita.


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  • IL GARDEN DESIGN: TRA PASSATO PRESENTE FUTURO
    2025/06/06

    In ogni epoca, il giardino ha rappresentato qualcosa di più grande: l’idea che l’uomo, nel plasmare la natura, racconta sé stesso. Ecco perché conoscere queste radici non è solo un esercizio di stile, ma uno strumento per progettare con consapevolezza oggi. Perché anche oggi, come allora, il giardino può essere paradiso, tempio o rifugio filosofico.
    Dipende da noi, da come scegliamo di viverlo. Oggi, il garden design si è emancipato da queste logiche di rappresentanza. Non è più – o non solo – un esercizio di stile. È unaforma di dialogo con lo spazio e con la nostra interiorità. Secondo un’indagine condotta da Nomisma per Assoverdenel 2024, oltre il 65% degli italiani considera oggi il giardino non solo uno “sfondo estetico”, ma uno spazio essenziale per il proprio benessere mentale e fisico. È la conseguenza di un cambio culturale profondo, accelerato dalla pandemia, dai lockdown, ma anche da una crescente consapevolezza ecologica. Nel garden design contemporaneo, il giardino èdiventato stanza, rifugio, paesaggio terapeutico. Non è più un luogo da osservare, ma da vivere, anche in modo informale, quotidiano. E il progettista, oggi, non è più un mero “compositore di aiuole”. È un traduttore di emozioni, un ascoltatore attivo, un professionista che deve saper leggere non solo il luogo, ma anche la storia, le aspettative, le abitudini di chi abiterà quello spazio. Come ha scritto il grande paesaggista francese Michel Racine, “Progettare un giardino è creare uno spazio che racchiuda memorie,desideri, e prospettive future. È un gesto poetico prima che tecnico.” In questo senso, la fase progettuale è diventata molto più complessa, perché si nutre di psicologia, di narrazione, di paesaggio interiore.

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  • PROGETTARE IL GIARDINO: LA BELLEZZA DELLA SEMPLICITA'
    2025/05/30

    I giardini, nel corso della storia, hanno sempre seguito il ritmo delle mode. Dal rigore rinascimentale dei giardini all’italiana, disegnati per controllare e dominare la natura con simmetrie e prospettive perfette, alle coreografie verdi della Versailles barocca, dove ogni siepe era un atto di potere, fino alla rivoluzione romantica del giardino inglese, che abbracciava laspontaneità, i laghetti serpeggianti, le rovine scenografiche, le sorprese lungo il cammino. Ma oggi, in molti contesti, si è superato il concetto di stile per abbracciare quello del"teatrino permanente".
    Viviamo l’era del giardino-esibizione.
    Quello con la piscina a cascata finta, i vetri colorati, le rocce importate, magari illuminate dal basso come in una vetrina.
    Gli ulivi secolari sradicati, spostati di regione in regione come fossero bonsai da salotto, potati fino a perdere dignità.
    E poi i giardini verticali, riproposti ovunque, anche dove non servono, come se la sola estetica della parete vegetale bastasse a stupire. Siamo passati dal giardino che accoglie…
    …al giardino che grida. Eppure, il giardino nasce per altro. Non per esibire, ma per offrire rifugio.
    Non per stupire, ma per sussurrare.
    Come disse il paesaggista americano Frederick Law Olmsted, padre di Central Park: “Un giardino deve avere il potere di calmare, non quello di impressionare.”

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  • PROGETTARE IL GIARDINO CON LE VIVACI PERENNI
    2025/05/23

    Oggi parliamo delle vivaci perenni, piante che ritornano ogni anno con la forza e la grazia di chi sa aspettare. Non hanno l’arroganza delle annuali, né la staticità degli arbusti. Sono la vera anima mutevole del giardino, il cuore pulsante che accompagna le stagioni con ritmo, colore, struttura. Tecnicamente, una vivace perenne è una pianta erbacea che ha un ciclo di vita superiore ai due anni e che si distingueper la sua capacità di rigenerarsi stagione dopo stagione, pur non presentando parti legnose persistenti. A differenza delle arbustive, infatti, non lignifica: la porzione epigea (cioè la parte aerea) può disseccare completamente durantel’inverno o nei periodi di stress climatico, ma la parte ipogea(sotterranea) — composta da rizomi, bulbi, tuberi o robuste radici fascicolate — sopravvive e garantisce la ripresa vegetativa nella stagione successiva. Queste strutture sotterranee funzionano come veri e propri organi di riserva,immagazzinando sostanze nutritive e acqua per affrontare i mesi sfavorevoli. È grazie a questa strategia evolutiva che molte perenni riescono a resistere a condizioni estremecome il gelo invernale, la siccità estiva o i terreni poveri.

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  • PROGETTARE CON LE ERBE ORNAMENTALI: LA DANZA IN GIARDINO
    2025/05/16

    Quando pensiamo a un giardino, la nostra mente va subito ai fiori, ai colori, magari a un grande albero ombroso. Ma c’è una categoria di piante che lavora in silenzio, quasi invisibile, eppure è capace di trasformare profondamente lo spazio: le erbe ornamentali. Queste piante, appartenenti a diverse famiglie botaniche — non solo graminacee, ma anche Cyperaceae, Juncaceae, Restionaceae, Typhaceae — sonostate per secoli fondamentali per la sopravvivenza dell’uomo. Pensiamo all’importanza del bambù in Asia, del papiro in Egitto, o della canna in Africa e nel Mediterraneo. Eppure il loro valore ornamentale è stato riscoperto solo nel Novecento, grazie a pionieri come Karl Foerster, il botanico tedesco che introdusse moltissime varietà di graminacee nel giardino moderno. A lui si deve anche la celebre frase:

    “Un giardino senza graminacee è come una poesia senza ritmo.”

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  • PROGETTARE IL GIARDINO COME CURA PER L' ANIMA E PER LA MENTE
    2025/05/09

    Chi progetta giardini, chi li vive davvero, lo sa: il verde non è solo cornice, ma è contenuto emotivo. Non è solo una percezione romantica: è una verità sostenuta da anni di ricerche scientifiche, psicologiche, ecologiche.
    L’ecopsicologia, per esempio, parla di inconscio ecologico: una memoria profonda che ci lega alla terra, una consapevolezza ancestrale che riaffiora quando camminiamo su un prato scalzi, o quando piantiamo un’essenza e la vediamo crescere giorno dopo giorno. La scrittrice Susanna Tamaro, nel suo libro Invisibile Meraviglia, scrive:
    “La natura è in grado di risvegliare il senso della meraviglia solo se prima facciamo un lavoro sul nostro pensiero.”
    In altre parole, solo quando eliminiamo tutte le lenti classificatorie, permettiamo allo stupore di colpircie riconosciamo che gli animali e le piante che ci circondano ci parlano di noi stessi e del mistero che ci avvolge, bellezza simbolo dell'altrove. Dobbiamo liberarci dal desiderio del controllo, della classificazione, della fretta. Solo allora gli alberi, le foglie, i profumi tornano a parlarci.

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