Le mie spedizioni ebbero termine in una maniera in attesa, poiché caddi ammalato; questa Napoli è così malsana!
Qua e là la gente si rivoltava a guardarci, e notai che si faceva il segno della croce, mentre passavamo.
Eravamo diretti all'Ospedale dei colerosi.
Stessi la mano, cercando il mio amico cane Puck ma egli non mi era vicino; lo chiamai per nome, ma non venne.
Cercai di pensare che fosse uscito con Cesare, e cominciai, trattenendo il respiro, a tendere l'orecchio; chissà che ne sentissi passo sulla scala.
- Dov'è? - domandai.
Cesare sfuggì alla domanda, assicurandomi che sarebbe tornato fra un istante, io insistetti per sapere la verità intera, e allora capì che ero rimasto veramente solo!
Mandai a chiamare il console e non sono sicuro che egli facesse questi passi nel solo interesse di Puck.
Il console accorse quasi subito, era un buon diavolo, ma aveva capito di traverso, e credette che si trattasse di ben altro; quando però ebbe saputo quale perdita io avessi avuto, promise di fare di tutto il possibile per rintracciare il mio cane; e soggiunse che sperava sarebbe riuscito a trovare il cane, meglio di quanto era riuscito a trovare me stesso; Cesare lo accompagnò per le scale, e io udì quel mio factotum bisbigliare al console: “Parla cu cane come fosse nu cristiano”.
Se VUOI puoi cliccare sul link che trovi qui sotto per ASCOLTARE tutti i podcast di «La città dolente. Lettere da Napoli» https://penisolabella.blogspot.com/2025/05/la-citta-dolente-lettere-da-napoli-di.html
Venuto a sapere dell'epidemia di colera scoppiata a Napoli nel 1884, Axel Munthe si mette in viaggio per offrire il suo aiuto. Una Napoli che lui ama e conosce profondamente, la cui umanità va a cercare fin nei quartieri più poveri e abbandonati.
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