• OMELIA DELLA DOMENICA DI PASQUA - RISURREZIONE DEL SIGNORE (ANNO C)

  • 2025/04/20
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OMELIA DELLA DOMENICA DI PASQUA - RISURREZIONE DEL SIGNORE (ANNO C)

  • サマリー

  • La riflessione pasquale si articola attorno al racconto giovanneo della risurrezione (Gv 20,1-9), offrendo un'interpretazione che privilegia la dimensione simbolica e teologica tipica del quarto evangelista. L'omelia sviluppa una lettura incentrata sull'immagine del "vuoto che parla", sottolineando come nel racconto giovanneo la fede pasquale nasca non dalla visione diretta del Risorto, ma dall'interpretazione dei segni della sua assenza. L'analisi esegetica evidenzia alcuni elementi chiave del testo: l'iniziale oscurità ("nel buio del mattino") che fa da sfondo alla ricerca di Maria Maddalena; la corsa dei discepoli come manifestazione dell'amore che "non riesce a stare fermo"; e soprattutto il contrasto tra il "vedere" e il "credere" del discepolo amato, che diventa paradigma dell'autentica fede pasquale. Particolarmente significativa è l'attenzione alla descrizione minimalista dei segni: "dei teli posati per terra" e "un sudario arrotolato in un angolo". Questi elementi, apparentemente marginali, vengono interpretati come indizi di un'assenza che si fa presenza, di un vuoto che diventa pienezza, secondo una dinamica tipicamente giovannea dove il segno visibile rimanda a una realtà invisibile ma più vera. L'omelia sviluppa una tipologia dei tre personaggi del racconto, proponendoli come tre modelli di approccio al mistero pasquale: "Maria corre per amore", rappresentando la ricerca appassionata ma ancora incompiuta; "Pietro entra per dovere", simbolo di un'indagine razionale che rimane in sospeso; "il discepolo amato entra per fiducia", incarnando la fede autentica che "vede l'invisibile e crede nell'incredibile". La riflessione teologica culmina nell'affermazione che la fede "nasce nel vuoto", quando l'assenza diventa presenza e la morte si trasforma in vita, secondo quella dialettica di kenosis ed esaltazione che percorre tutto il vangelo di Giovanni. La risurrezione viene così presentata non come evento spettacolare o prodigioso, ma come trasformazione silenziosa che si manifesta attraverso "segni delicati, ma veri". La conclusione propone un'attualizzazione esistenziale che invita a riconoscere i "teli piegati" nella propria vita, quei segni quotidiani attraverso cui il Risorto continua a manifestarsi nella storia personale di ciascuno. La Pasqua diventa così non solo commemorazione di un evento passato, ma esperienza di una "presenza da riconoscere" e di "una luce che si accende nel cuore".
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あらすじ・解説

La riflessione pasquale si articola attorno al racconto giovanneo della risurrezione (Gv 20,1-9), offrendo un'interpretazione che privilegia la dimensione simbolica e teologica tipica del quarto evangelista. L'omelia sviluppa una lettura incentrata sull'immagine del "vuoto che parla", sottolineando come nel racconto giovanneo la fede pasquale nasca non dalla visione diretta del Risorto, ma dall'interpretazione dei segni della sua assenza. L'analisi esegetica evidenzia alcuni elementi chiave del testo: l'iniziale oscurità ("nel buio del mattino") che fa da sfondo alla ricerca di Maria Maddalena; la corsa dei discepoli come manifestazione dell'amore che "non riesce a stare fermo"; e soprattutto il contrasto tra il "vedere" e il "credere" del discepolo amato, che diventa paradigma dell'autentica fede pasquale. Particolarmente significativa è l'attenzione alla descrizione minimalista dei segni: "dei teli posati per terra" e "un sudario arrotolato in un angolo". Questi elementi, apparentemente marginali, vengono interpretati come indizi di un'assenza che si fa presenza, di un vuoto che diventa pienezza, secondo una dinamica tipicamente giovannea dove il segno visibile rimanda a una realtà invisibile ma più vera. L'omelia sviluppa una tipologia dei tre personaggi del racconto, proponendoli come tre modelli di approccio al mistero pasquale: "Maria corre per amore", rappresentando la ricerca appassionata ma ancora incompiuta; "Pietro entra per dovere", simbolo di un'indagine razionale che rimane in sospeso; "il discepolo amato entra per fiducia", incarnando la fede autentica che "vede l'invisibile e crede nell'incredibile". La riflessione teologica culmina nell'affermazione che la fede "nasce nel vuoto", quando l'assenza diventa presenza e la morte si trasforma in vita, secondo quella dialettica di kenosis ed esaltazione che percorre tutto il vangelo di Giovanni. La risurrezione viene così presentata non come evento spettacolare o prodigioso, ma come trasformazione silenziosa che si manifesta attraverso "segni delicati, ma veri". La conclusione propone un'attualizzazione esistenziale che invita a riconoscere i "teli piegati" nella propria vita, quei segni quotidiani attraverso cui il Risorto continua a manifestarsi nella storia personale di ciascuno. La Pasqua diventa così non solo commemorazione di un evento passato, ma esperienza di una "presenza da riconoscere" e di "una luce che si accende nel cuore".

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