Nella nuova puntata de "Lo Scassapizza" vi racconto di quei pizzaioli che invece di concentrarsi sull'ottenere un prodotto unico, identitario, che li contraddistingue, cambiano costantemente pomodoro, farina, mozzarella etc non per la loro qualità, ma per un'offerta economica più vantaggiosa o per la promessa di ottenere un trofeo e partecipare ad un evento. Tal comportamento da un lato mina la credibilità agli occhi dei consumatori e degli appassionati, dall'altro soprattutto previene la creazione di una pizza unica e di un percorso di crescita nel quale gli ingredienti e il risultato nel piatto sono al centro del proprio progetto.

È sempre più importante che le pizzerie includano nel menu proposte alternative per chi è intollerante al lattosio e, se lo spazio e il personale a disposizione lo permettono, per chi è intollerante al glutine fino alla sua forma permanente, ovvero la celiachia. Nel primo caso, soprattutto, non è così difficile e non è necessario nemmeno caricare interamente il costo sui clienti; in più, è l'ora di smetterla di avere un'offerta catalogata come "speciale" per le intolleranze, rendendola invece integrata ed evitando di avere un menu estremamente ridotto rispetto a quello classico.

Quando scelgo la prossima pizzeria, ogni tanto rimango ancora fregato da chi bada troppo all’apparenza e non riesce ad offrire un prodotto “stabile” per la maggior parte dei commensali.

Ad esempio mi è capitato di andare in una pizzeria di Verona che ha servito una Margherita buona e appetibile esteticamente; pochi giorni dopo, un amico che l’ha vista su Instagram mi manda la foto di quella ordinata da lui, una copia decisamente deprimente.