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America Week

America Week

著者: Agenzia di Stampa ITALPRESS
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このコンテンツについて

Dall'ufficio di corrispondenza Italpress a New York, Stefano Vaccara offre un approfondimento settimanale sugli Stati Uniti: notizie, analisi e riflessioni sui principali avvenimenti che segnano l'attualità americana.Agenzia di Stampa ITALPRESS 政治・政府
エピソード
  • America Week - Episodio 35
    2025/10/03
    NEW YORK (STATI UNITI) (ITALPRESS) - Lo shutdown federale ha lasciato milioni di americani nell’incertezza. Gli uffici pubblici chiusi, i parchi serrati, i tribunali rallentati, centinaia di migliaia di dipendenti senza stipendio. Non è la prima volta che accade: negli Stati Uniti lo shutdown scatta quando il Congresso non trova l’accordo per finanziare le attività federali. Ma questa volta c’è di più. La Casa Bianca non si limita a gestire l’emergenza: la usa come arma politica. Il direttore del bilancio, Russ Vought, ha chiesto ai ministeri di preparare piani di licenziamento permanente per i programmi non allineati alle priorità del presidente. Una strategia che va oltre i normali stop temporanei.
    x09/fsc/gsl
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    6 分
  • America Week - Episodio 34
    2025/09/26
    NEW YORK (STATI UNITI) (ITALPRESS) - Donald Trump ha usato il podio più importante del mondo, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, per auto-incensarsi e rilanciare la sua visione di potere. Nel suo discorso all'UNGA80, ha vantato di aver "fatto finire sei guerre" - un'affermazione che nessuno ha preso sul serio - e ha
    accusato l'ONU di essere un carrozzone inutile. Parole pronunciate con la consueta enfasi muscolare, davanti a un'assemblea in un silenzio ogni tanto interrotto da qualche risata (tipo quando il gobbo ha smesso di funzionare).
    Ma dietro lo show sul podio, nelle ore successive trascorse al Palazzo di Vetro Trump ha con successo rimesso in moto la diplomazia, incontrando i leader arabi che gli hanno ricordato come ogni ipotesi di annessione della Cisgiordania da parte di Israele farebbe saltare ogni prospettiva di pace. Il ministro degli Esteri saudita lo ha detto poi ai giornalisti: il presidente "ha capito bene il messaggio". Oggi, venerdì, Netanyahu parla all'ONU, e da lì si capirà se la trattativa spinta da Trump - cessate il fuoco e rilascio ostaggi - avrà davvero uno sbocco.
    xo9/gtr/fsc
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    6 分
  • America Week - Episodio 33
    2025/09/19
    NEW YORK (STATI UNITI) (ITALPRESS) - Questa settimana l’America ha vissuto un momento che resterà nella storia come un segnale d’allarme per la democrazia. Il caso Kimmel non è solo una lite televisiva: è il simbolo di un attacco diretto al Primo Emendamento della Costituzione, e dunque alla libertà su cui si regge il sistema americano.
    Tutto è partito da un monologo in cui il comico Jimmy Kimmel accusava la “MAGA gang” di manipolare la tragedia dell’assassinio di Charlie Kirk per guadagni politici. Poi ha mostrato un video in cui un giornalista chiedeva a Trump come stesse dopo la perdita del suo “amico”: invece di una risposta di dolore, il presidente parlava dei lavori per una nuova ballroom alla Casa Bianca. Kimmel ha commentato che Trump era “alla quarta fase del lutto: la costruzione”, paragonandolo a un bambino di quattro anni che piange un pesciolino rosso. Una battuta tagliente, che ridicolizzava Trump proprio sul terreno dell’emotività. Ed è questa parte del monologo che, più ancora della critica politica, lo ha probabilmente fatto infuriare.
    Il giorno dopo, il presidente della FCC, nominato da Trump, ha minacciato Disney e ABC: se non prendevano provvedimenti, le licenze erano a rischio. Le affiliate hanno ceduto, e infine anche la rete: Kimmel è stato sospeso a tempo indefinito.
    La verità è chiara: un network può scegliere chi mandare in onda, ma non può farlo sotto ricatto del governo. In quel momento non è più una decisione editoriale: è censura politica.
    E come se non bastasse, Trump stesso ha rincarato la dose. Durante il volo di ritorno da Londra, a bordo dell’Air Force One, ha detto ai giornalisti che le reti televisive che parlano male di lui “potrebbero perdere la licenza”. Ha aggiunto che la decisione spetterebbe al presidente della FCC, Brendan Carr. Non più quindi solo pressioni velate, ma la minaccia esplicita del presidente degli Stati Uniti di chiudere i microfoni a chi osa criticarlo.

    xo9/gsl/sat
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    7 分
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