Le parole della democrazia
Come il linguaggio può farsi politica
Incontro col linguista Giuseppe Antonelli
25/08/2025 - Agosto Degasperiano 2025 - Allenare la democrazia
«La qualità di una democrazia si giudica anche dalla qualità delle parole che usiamo, ma anche la qualità delle parole che accettiamo di ascoltare, soprattutto da chi ci governa, da chi gestisce la cosa pubblica, da chi ci rappresenta.»
I politici puntano sul grammaticalmente scorretto: parole svuotate, slogan virali e opinioni scollegate dai fatti disegnano una regressione culturale.
«Si passa da quello che è stato chiamato il paradigma della superiorità, votami perché parlo meglio di te, al votami perché parlo come te, se non peggio di te.»
La lingua della politica non è nuova: è una veterolingua che parla alla pancia, spegne il pensiero critico, annulla il conflitto democratico e fomenta il conflitto sociale.
In un'epoca segnata da post-politica e post-verità - o meglio, da politica e verità ridotte a "post" - Giuseppe Antonelli, tra i più autorevoli linguisti italiani, indaga il declino del discorso pubblico.
Possiamo allenare la democrazia partendo dalle parole.
Perché quando il linguaggio rinuncia a pensare, la politica smette di trasformare la realtà e si limita a rifletterla, ripeterla e paralizzarla.
Giuseppe Antonelli
Professore di linguistica italiana presso l'Università degli Studi di Pavia, Giuseppe Antonelli, è una tra le voci più autorevoli del settore nel panorama italiano e internazionale.
Oltre all'attività accademica collabora con Il Sole 24 Ore e con la sezione linguistica del portale online della Treccani.
Conduttore e ospite su Radio3 e Rai3 è stato insignito nel 2021, assieme ai co-autori Matteo Motolese e Lorenzo Tomasin, del Premio Cesare Pavese nella sezione "Saggistica" per Storia dell'italiano scritto.
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