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OMELIA SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO (ANNO C)

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La riflessione di oggi, solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo si concentra sul racconto lucano della moltiplicazione dei pani (Lc 9,11-17), sviluppando una teologia eucaristica che trasforma il miracolo evangelico in paradigma di condivisione e trasformazione sociale. L'omelia utilizza una strategia retorica contrastiva, opponendo la "logica del mondo" ("ognuno per sé") alla "rivoluzione di Gesù" che chiama alla condivisione responsabile. L'analisi esegetica si sofferma sulla proposta apparentemente ragionevole degli apostoli ("È ormai tardi, congeda la folla") come emblema della mentalità individualistica contemporanea che di fronte alle difficoltà invita al disimpegno. La risposta di Gesù ("Voi stessi date loro da mangiare") viene interpretata come chiamata alla responsabilità collettiva che capovolge la logica dell'abbandono in logica dell'assunzione di responsabilità. Particolare originalità caratterizza l'interpretazione della reazione apostolica ("Noi abbiamo solo cinque pani e due pesci") come paradigma della mentalità della scarsità che "conta quello che non ha invece di guardare quello che ha". Questa lettura si attualizza attraverso esempi concreti di percezione di inadeguatezza: la madre single, il padre disoccupato, l'anziano che si sente inutile, trasformando il racconto evangelico in direzione spirituale per situazioni esistenziali contemporanee. Il cuore teologico della riflessione identifica l'inizio del miracolo non nella moltiplicazione divina ma nell'atto umano della condivisione: "Il miracolo inizia quando qualcuno mette a disposizione quello che ha". Questa interpretazione umanizza il prodigioso, rendendo ogni credente potenziale cooperatore del miracolo attraverso la propria disponibilità a condividere, per quanto piccola. L'elemento più significativo è la rilettura del dettaglio delle "dodici ceste" di avanzi, interpretate come dimostrazione della "logica del Vangelo" opposta alla "logica del mondo": mentre quest'ultima predica la scarsità ("Se dai, ti resta meno"), il Vangelo rivela l'abbondanza della condivisione ("Se dai, ti resta di più"). Questa teologia dell'abbondanza viene supportata da testimonianze pastorali concrete di famiglie che "pur avendo poco, ospitano sempre qualcuno a tavola". La conclusione sviluppa una teologia eucaristica incarnata dove l'Eucaristia viene interpretata come "moltiplicazione più grande" che si attualizza nella chiamata di ogni credente a "essere pane spezzato per gli altri". Questa ecclesiologia eucaristica trasforma la celebrazione liturgica in mandato sociale, rendendo ogni partecipante responsabile della continuazione del miracolo della condivisione. L'interpretazione finale che "il mondo ha fame di pane, sì, ma soprattutto fame di amore, di speranza, di senso" amplia la portata del miracolo oltre la dimensione materiale, proponendo una lettura antropologica delle necessità umane contemporanee che trovano risposta nella condivisione cristiana guidata dalla logica eucaristica della donazione.


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