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Il Corpo e le sue Storie

Il Corpo e le sue Storie

著者: Simone DIGENNARO
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このコンテンツについて

Il Corpo come luogo di sperimentazione e di conoscenza.Copyright 2025 Simone DIGENNARO 社会科学
エピソード
  • Episode 9: #9 Il Corpo e le Sue Storie - Sindrome dei corpi multipli
    2023/04/16
    I social media sono diventati una parte importante delle nostre vite e della nostra quotidianità.  Essi sono una grande fonte di informazione, di intrattenimento, di relazione e, pensando alle fasce giovanili, rappresentano degli strumenti molto potenti per la loro crescita e formazione poiché li possono aiutare, ad esempio, nello studio, nella ricerca, nella formazione di nuove relazioni sociali.  Da più parti c’è, però,  una certa preoccupazione rispetto gli effetti negativi che questi strumenti possono determinare sui giovani. Attraverso i social media vengono in effetti promossi e esaltati dei  modelli socio-culturali che sono in grado di influenzare potentemente l’identità personale.  Come esseri umani, siamo fondamentalmente sociali. Nonostante le nostre differenze individuali, siamo tutti accomunati dalla necessità di connetterci e interagire con gli altri. In effetti, le nostre relazioni sociali influenzano profondamente chi siamo e come ci percepiamo. In altre parole, costruiamo la nostra identità a partire dalle interazioni che abbiamo con gli altri. Le relazioni sociali ci permettono di esplorare chi siamo, di scoprire i nostri interessi, i nostri valori e le nostre convinzioni, e di condividere tutto ciò con gli altri. Questo è il motivo per cui i social media hanno una così forte presa sugli individui, amplificando la possibilità che ognuno di noi ha di relazionarsi con l’altro.  Spesso i modelli socio-culturali che vengono trasmessi attraverso i social media, sono però irrealistici. Ciò può portare a una distorsione della realtà, con impatti negativi sulla formazione dell’identità, l’autostima e il benessere psicologico. Pensiamo al corpo, elemento centrale della nostra identità: il modello di corpo che spesso viene esaltato attraverso i social media è un corpo bello, appariscente, privo di difetti, che non invecchia, che è modellabile: diviene un oggetto di mio possesso che posso adattare a seconda delle circostanze, a mio piacimento. E con l’aiuto della tecnologia e dei filtri possono emanciparlo da qualsiasi difetto, da qualsiasi elemento che non lo renda conforme agli standard.  Ma si tratta di un corpo molto distante da quello che realmente mi rappresenta, che io ho nella realtà. Questa contrapposizione - tra il corpo costruito attraverso i social media e il mio corpo, quello tangibile, fatto di ossa, di muscoli, ecc. - crea una profonda spaccatura nell’identità personale, soprattutto nelle fasce d’età giovanili che affrontano un periodo particolarmente delicato per la formazione dell’identità personale.  Si crea una conflittualità tra l’immagine di corpo e di me stesso che io riesco a rappresentare attraverso i social e che posso modificare all’occorrenza: tanto che si potrà avere un corpo adatto per le vacanze, un corpo adatto da mostrare agli amici,un corpo adatto da mostrare per una determinata circostanza, ecc.; e il  corpo che quotidianamente porto con me, che non può essere modificato con la stessa facilità e velocità. Da un lato un corpo effimero, leggero e imbellettato, dall’altro un corpo pesante, fatto di carne, difficile da modellare.    Nel mezzo: una forte conflittualità. A cui si aggiunge un ulteriore problema: la sindrome dei corpi multipli. La nostra identità è qualcosa di molto personale e unico, che ci contraddistingue da tutti gli altri individui. Essa è strettamente legata al nostro corpo, alla nostra fisicità. Non siamo solo un insieme di idee, pensieri e emozioni astratte, ma siamo soprattutto un corpo fisico che occupa uno spazio e interagisce con il mondo esterno. Ognuno di noi cuce insieme corpo e io come uno stilista. Quindi, qualsiasi modifica che facciamo al nostro corpo influenza la nostra identità in modo significativo; anche se si tratta di una modifica virtuale. In altre parole, il nostro corpo è un mezzo attraverso il quale esprimiamo la nostra identità, ma allo stesso tempo, la nostra identità viene influenzata dalle scelte che facciamo riguardo il nostro corpo. Nel vortice dei social media in cui adattiamo costantemente il nostro corpo, finiamo per andare incontro ad un costante modellamento della nostra identità, con il rischio di perdere contatto con il nostro io più profondo.  Abbiamo forme di corpo instabili e necessariamente effimere, usa e getta, utili fino a quanto sono giudicate conformi e poi scartate. Ma allo stesso modo abbiamo forme di identità instabili, effimere, usa e getta.  La sindrome dei corpi multipli è, dunque, un fenomeno strettamente connesso con lo sviluppo della tecnologia; un problema apparentemente residuale che invece sta influenzando enormemente il livello di benessere dei più giovani e su cui occorre fare chiarezza. 
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  • Episode 9: # Il Corpo e le Sue Storie - Non è vero ciè che è vero
    2023/03/12
    # 8 Non è vero ciò che è vero Non è vero ciò che è vero ma è vero ciò che è creduto essere vero. Forse questo è l’insegnamento principale che ci danno le scienze sociali mettendoci in guardia sulla capacità degli individui di costruire delle realtà, che non necessariamente hanno un corrispettivo oggettivo.  La nostra esperienza del mondo è sempre influenzata dalle nostre percezioni, emozioni, dalle esperienze passate, dalla cultura e dal contesto sociale.  Se accettiamo l’unicità dell’individuo, per cui nessun individuo è uguale ad un altro, dobbiamo accettare anche l’esistenza di tante realtà quante sono gli individui.  La capacità dell’uomo di costruire una propria realtà è alla base di quello straordinario processo creativo che ha permesso all’umanità di andare oltre i confini della natura e di costruire delle dimensioni parallele.  La massima rappresentazione odierna di questa capacità è rappresentata dall’intelligenza artificiale e dalla realtà virtuale: due strumenti che si trovano nella fase iniziale del loro sviluppo ma che fanno già discutere e riflettere.  Ultimo in ordine di tempo è il dibattito su Bold Glamour il nuovo filtro di TikTok basato sull’intelligenza artificiale. Esso rappresenta l’evoluzione più avanzata dei filtri. E porta a un livello successivo una storia iniziata nel 2012, anno in cui i filtri diventano alla portata di tutti, grazie a Instagram.  La funzione di Instagram consentiva agli utenti di migliorare le loro foto aggiungendo una leggera luminosità e saturazione. Un piccolo escamotage tecnico che oggi farebbe sorridere e che ben presto è stato sostituito da nuovi e più sofisticati filtri, capaci di intervenire in maniera radicale sulla immagine del volto e del corpo degli utenti.  Fino all’avvento di Bold Glamour i filtri, per quanto sofisticati, non erano in grado di coprire completamente l’inganno. In un modo o nell’altro rimanevano degli elementi che in filigrana facevano intravedere la verità, il vero volto di chi si prestava al gioco del filtro. Si guardava l’immagine artefatta e si potevano notare alcuni elementi - ad esempio una sovrapposizione non esattamente allineata, o delle parti del volto che risultavano sgranate, oppure delle espressioni troppo artificiali, poco umane, ecc. - Bold Glamour, invece, utilizzando l’intelligenza artificiale riesce a coprire quasi completamente l’inganno tanto che non è più possibile distinguere la realtà dalla costruzione digitale.   Qualcuno potrebbe derubricare questa nuova moda a un semplice gioco o passatempo. In realtà, l’utilizzo continuativo dei filtri e questi nuovi livelli di tecnologia raggiunti devono far riflettere sugli effetti che si stanno determinando sui giovanissimi.  Una frequente alterazione della propria immagine, infatti, porta con sé tutta una serie di problematiche. Tra cui:  Problemi di autostima: i filtri possono creare aspettative irrealistiche di come dovrebbe apparire il proprio volto e la propria immagine. Ciò può portare i giovani a sentirsi insicuri e insoddisfatti del proprio aspetto naturale. Inoltre, i filtri possono indurre a confrontarsi con delle immagini ideali e perfette, che sembrano veritiere, che circolano sui social media, creando un'ansia da prestazione e un senso di inadeguatezza. Ci sono poi i problemi di identità: l'uso eccessivo di filtri può portare i giovani a perdere la connessione con la propria identità. I filtri possono alterare così tanto l'aspetto di una persona che diventa difficile per loro accettare il proprio aspetto naturale. Ciò può portare a una confusione dell'identità e a una perdita di senso di sé. Tra mondo digitale e mondo reale, tra realtà percepita e realtà costruita, tra oggettività e soggettività siamo oramai giunti a un punto di svolta. Il mondo digitale, non si limita più a mescolarsi con la quotidianità ma la influenza sempre più, fino quasi a volerla sostituire.  È arrivato il momento di approfondire questa nuova dimensione esistenziale e di costruire un nuovo umanesimo digitale, in cui gli elementi fondanti dell’essere umano trovano una loro esaltazione e non una loro sostituzione nel mondo digitale. 
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  • Episode 8: #7 Il Corpo e le Sue Storie - Meno kg, più patriottismo
    2023/02/26
    # 7 Meno kg, più patriottismo Il politicamente corretto arriva anche nella Fabbrica di cioccolato, la famosa opera di Dahl da cui sono stati tratti numerosi film e adattamenti. Alcune indiscrezioni hanno lasciato intendere la volontà dell’editore Punguin di eliminare parole e espressioni potenzialmente offensive quali ad esempio vecchio o grasso.  Si tratta di un ultimo, in ordine di tempo, tentativo di pulire la letteratura e l’arte, da espressioni una volta permesse, ma oggi giudicate non più appropriate, non adeguate alle sensibilità degli individui moderni, comunque non più conformi ai nuovi standard del vivere comune. Dire a una persona che è grassa, non è più permesso, è offensivo, varca i limiti del rispetto delle sensibilità dell’altro.  Anche se la persona a cui viene rivolto questo attributo è, a tutti gli effetti, senza nessun possibile fraintendimento, obeso.  Ma perché la parola grasso può essere considerata offensiva?  Una possibile risposta può essere ricondotta ai modelli socio-culturali che riguardano il nostro corpo, soprattutto nella cultura occidentale. E all’enorme attenzione che le società moderne dedicano al benessere individuale.  È diventata quasi una prerogativa del cittadino moderno, come un forte vincolo sociale, quello di doversi impegnare a prendersi cura di sé stesso. Il cittadino moderno deve rimanere in forma, deve praticare sport, deve alimentarsi in maniera adeguata evitando i cibi spazzatura, deve prendersi cura della propria pelle e dei propri capelli, deve dedicare un tempo sufficiente della  giornata al riposo e al sonno…insomma, deve prendersi costantemente cura della propria persona.  Ma non lo fa solo per sé stesso. Lo fa anche, in segno di responsabilità collettiva, per la società. Perché una persona obesa e fuori forma è un costo per la società, in quanto ad esempio, più soggetta all’insorgenza di malattie e problematiche quali il colesterolo, il diabete, l’ipertensione, ecc.  Essere in sovrappeso è come mostrare in maniera plastica ed evidente che l’individuo oltre a non avere interesse per se stesso, non lo ha neanche per gli altri, per il vivere comune. Manca di rispetto a una società che è costretta a doversi far carico della sua vita piena di bagordi e eccessi alimentari..  Per giunta, il suo aspetto fisico, chiaramente, non rispecchia i modelli socio-culturali dominanti di corpi aitanti, prestanti, ben modellati.  In questa prospettiva, essere grasso vuol dire realizzare un triplice tradimento: verso se stessi, verso lo società e verso i modelli socio-culturali dominanti.  Essere “accusati” di grassezza porta una serie di attributi di valori;  è come essere riconosciuto come un traditore della patria, un menefreghista, un cattivo cittadino, un individuo a cui non interessa affatto se i suoi comportamenti e le sue scelte di vita diventano un costo per gli altri.   Forse è un’accusa troppo grande da rivolgere perfino a un cattivo di una storia.  O, per evitare di essere censurati, un diversamente buono.
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