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Ep. 79: Valentina Pozzi - Cinema indipendente e comunità creative

Ep. 79: Valentina Pozzi - Cinema indipendente e comunità creative

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Valentina Pozzi aveva un sogno di camice bianco e bisturi, ma il destino le ha messo davanti una macchina da presa. La regista torinese di 42 anni racconta come un incontro con Libero De Rienzo abbia stravolto i suoi piani: "Volevo fare chirurgo plastico e poi ho conosciuto Libero che mi ha detto dai vieni qualche giorno giù a Roma con me. Sono rimasta sei anni là e abbiamo prodotto insieme un film."L'esperienza sul set di "Sangue", primo film di De Rienzo come regista, è stata la sua scuola di vita: "Ho imparato tutto quello che so perché ogni settimana di lavorazione la facevo in ogni reparto." Un cinema "sporco", fatto di imperfezioni e collettività, che sfida le gerarchie tradizionali: "Eravamo un gruppo di zingari del cinema e di operai, ci siamo ritrovati a occupare questo set per sovvertire quelle modalità gerarchiche cementate nel cinema romano."Dopo il ritorno a Torino, Valentina ha costruito un percorso tra videoclip e progetti artistici, collaborando con Boosta, Niccolò Fabi e Willy Peyote. Il videoclip "Io sono l'altro" con Fabi rappresenta un momento di svolta: quello che doveva essere un progetto complesso si è trasformato in intimità autentica. "Ricordo di aver detto a Niccolò: cantala a me, guardami e cantala." Da quella connessione è nato un video che ha commosso tutti sul set.Fabi le ha insegnato la flessibilità creativa: "Mi ha sempre detto che il fatto che decidiamo di far partire le cose in un modo non vuol dire che non dobbiamo avere l'intelligenza di renderci conto quando assumono una forza loro più potente."La poetica di Valentina è caratterizzata da elementi ricorrenti: "Nella maggior parte dei miei video ci sono o i miei cani o degli animali oppure c'è il vento." Il vento diventa metafora di trasformazione: "È un movimento utopico, un moto a luogo, come lo definiscono nell'antica Grecia, il concetto in cui ci dovremmo spostare tutti nella vita."Centrale è la distinzione tra guardare e vedere: "Siamo tutti incentrati sul guardare le cose, ma a volte non le vediamo. È una differenza semantica minima ma gigantesca." Questo si riflette nella predilezione per il cinema imperfetto, dove sfocatura e imperfezione diventano strumenti espressivi.Torino è il palcoscenico dei suoi lavori: "Il grigio torino è una tavolozza incredibile, se hai una superficie piatta puoi farci di tutto." La sua vita artistica si intreccia con quella imprenditoriale attraverso il locale Barbiturici, gestito da 11 anni: "È diventato un catalizzatore di cose artistiche, fa parte del pacchetto Illegal Film."L'Atletico Barbiturici, squadra sportiva che ha fondato, rappresenta la sua filosofia comunitaria: "Ci siamo stufate di fare le cose da soli, vogliamo qualcuno che venga con noi senza giudizio."Il progetto più recente è "Sangue Nostro", documentario dedicato al metodo di De Rienzo, realizzato con Elio Germano: "Racconta la volontà di creare qualcosa insieme in maniera libera e consapevole." Il cerchio che si chiude, celebrando il cinema come atto collettivo per vedere il mondo da angolazioni diverse.

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