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Ep. 66: Giulia Muscatelli - Anatomia di una narratrice inquieta

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このコンテンツについて

Giulia Muscatelli, autrice e narratrice di storie, si definisce attraverso la sua passione per il racconto in tutte le sue forme. Dal giornalismo alla narrativa, dalla saggistica all'heritage museale, Muscatelli ha fatto del racconto non solo la sua professione ma anche il suo modo di essere. "Di lavoro racconto storie, anche di vita, nella vita racconto storie sempre," confessa all'inizio della nostra conversazione.Cresciuta a Torino in una famiglia con radici meridionali, Muscatelli ha sviluppato un rapporto complesso con la sua città natale. Nonostante definisca Torino "bellissima da fuori", ammette di non sentirsi completamente a suo agio nella città, forse influenzata dalle sue origini familiari del sud. Il suo legame più forte con Torino viene dal padre, ex giornalista sportivo, professionista collaboratore del Torino Calcio, che le ha trasmesso una connessione speciale con la "Torino sfigata" della squadra granata, una città che "si diverte un sacco tra gli sfigati."Il suo percorso verso la scrittura è stato quasi inevitabile, cresciuta in una famiglia dove la parola scritta era centrale: il padre giornalista, i genitori che si sono conosciuti all'Olivetti, dove lui vendeva macchine da scrivere. Dopo un tentativo di allontanarsi da questo "destino" iscrivendosi a giurisprudenza, ha trovato la sua strada attraverso la Scuola Holden. "Non credo che bisogna fare per forza una scuola per imparare a scrivere," riflette, "però nel mio caso è stata fondamentale... ho capito che al mondo esisteva gente come me, che quello che piaceva a me poteva essere un lavoro."La sua relazione con la scrittura è complessa e viscerale. Muscatelli descrive il suo processo creativo con onestà disarmante: "Io fondamentalmente non ho voglia di mettermi a scrivere mai." Paragona l'inizio della scrittura all'inizio di una corsa - difficile partire, ma una volta iniziato, il processo diventa gratificante. Il suo rituale pre-scrittura include la pulizia del suo studio, un tratto che attribuisce scherzosamente al suo essere Vergine ascendente Vergine.Parlando del panorama culturale torinese, Muscatelli offre una prospettiva sia critica che affettuosa. Riconosce l'esistenza di "circoletti" culturali nella città, ammettendo di farne parte lei stessa. "È complesso perché di quelle persone faccio parte anch'io," riflette, evidenziando la tensione tra la critica al sistema e il beneficiarne. Ricorda con nostalgia la Torino della sua adolescenza, in particolare la scena dei Murazzi. Con particolare nostalgia ricorda i suoi giovedì al Krakatoa, dove i Subsonica animavano le serate: "La mia adolescenza io l'ho fatta ai giovedì dei Murazzi, dove c'erano Samu e Boosta dei Subsonica che mettevano musica." Con un sorriso confessa: "Mamma, questa è l'occasione per dirtelo, il giovedì non dormivo a casa di Beba, ma andavamo tutte le sere al Krakatoa e il venerdì dormivo a scuola."Quell'esperienza ha profondamente segnato la sua formazione: "Passare l'adolescenza in un posto come Murazzi, dove tu balli in sottoscala e incontri il cantante, incontri lo scrittore... ti dà una visione ampia del mondo in una città che tutto sommato è piccola." Oggi, guardando i Murazzi, prova un senso di malinconia: "A vederli oggi mi piange il cuore perché capisco le difficoltà per cui non possono essere più quello che erano prima." Questa Torino musicale e culturale degli anni '90 e primi 2000 ha lasciato un'impronta indelebile: "Sono stati grandi anni e io su questa Torino la ringrazio."Il suo ultimo libro, "Io d'amore non so scrivere", in uscita con add editore, rappresenta una svolta inaspettata nel suo percorso. È una ricerca condotta con ragazzi tra i 13 e i 20 anni sul modo in cui parlano e scrivono di amore e sesso oggi. "Mai avrei creduto che avrei scritto di amore, di adolescenti," confessa, "però la scrittura è fighissima anche per questo perché ti mette davanti a delle cose inaspettate."

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