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Entra in vigore il Data Act: cosa cambia davvero per le imprese

Entra in vigore il Data Act: cosa cambia davvero per le imprese

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このコンテンツについて

Bentornati alla settima stagione di #RadioNext, dove settimanalmente affrontiamo il tema degli impatti della trasformazione digitale e delle tecnologie abilitanti sui mercati, i modelli di business, le organizzazioni e i processi. E ripartiamo da un tema che impatta processi, contratti e P&L: il Data Act, che entra in vigore oggi, venerdì 12 settembre 2025.

Con Giulia Sala, partner e co-responsabile Data Protection & AI di DGRS - Studio Legale Milano, abbiamo messo a fuoco cosa cambia davvero per le imprese con l’entrata in vigore del regolamento: più controllo degli utenti-persone e aziende-sui dati generati dai dispositivi connessi, dall’auto ai macchinari IoT, e obblighi puntuali per produttori e fornitori di servizi ancillari nel rendere disponibili i “dati grezzi”. La conseguenza è industriale prima che giuridica: supply chain di dati da aprire, policy da riscrivere, interfacce di richiesta e consegna da progettare per non trasformare la compliance in attrito operativo.

Per i team legali e data/IT la “ABC” operativa parte dalla mappatura: quali dataset condividere e in che formato, quali proteggere per segreto commerciale e IP, come tracciare e validare le richieste (oltre alla titolarità effettiva del prodotto)? In ambito automotive e manutenzione, l’accesso ai dati abilita nuovi modelli di assistenza e concorrenza sull’aftermarket: è l’occasione per ripensare partnership e SLA, non solo i testi contrattuali.

Sul cloud il regolamento attacca il lock-in: trasparenza nei contratti, migrazioni facilitate e, dal 2027, niente costi di switching. Tradotto per CIO e CPO: pianificare fin da ora architetture portabili, data export “one-click” e clausole di uscita effettive, perché i vincoli economici diventano sempre meno difendibili alla luce della norma.

Resta un rischio di complessità per l’utente finale, tra informative e consensi; ma qui il punto non è (solo) il perimetro privacy. L’obiettivo dichiarato è economico: sviluppare il mercato dei dati, anche a vantaggio delle PMI che finora non potevano accedere a informazioni chiave per casi d’uso come la manutenzione predittiva. La domanda per chi guida il business è diretta: come trasformare l’accesso ai dati d’uso in nuove linee di ricavo o in risparmi misurabili, senza scaricare complessità su clienti e rete?

Il Data Act non vive isolato: si innesta accanto a GDPR, Data Governance Act e Digital Markets Act, come ulteriore tassello della strategia europea dei dati. Perché non trattarlo come un progetto prodotto-con owner, backlog e KPI-anziché una semplice “checklist legale”?

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