
Dati, algoritmi e collaborazioni: le tre leve degli autotrasporti per vincere l'ETS (Parte 1)
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L’ESG nel trasporto non è più questione di efficienza o servizio. Il paradigma è sistemico e strategico: l’Emission Trading System dell’UE stabilisce un tetto alle emissioni e costringe ogni tonnellata di anidride carbonica a trovare un prezzo sul mercato. Con Fit for 55 il meccanismo, dopo aviazione e marittimo, si estende alla strada dal 2026; in Germania il carbon charge ha già toccato 50 €/t e, agendo a monte sul carburante, interesserà l’intera filiera dell’autotrasporto.
Il primo passo operativo per un’azienda è misurare. Senza dati granulari sulle emissioni non si prendono decisioni né si accede a eventuali crediti; la qualità del reporting diventa parte del rischio regolatorio e del vantaggio competitivo.
Il secondo è cooperare. La sostenibilità richiede di creare sinergie anche fra concorrenti, condividendo carichi, infrastrutture digitali e standard di scambio dati. Quanto siamo disposti a rivedere i confini tradizionali pur di ridurre il costo della decarbonizzazione?
La leva tecnologica abilita questa evoluzione. Dall’analisi descrittiva dei flussi si passa a intelligenze prescriptive e, a tendere, a sistemi autonomi che ricalcolano rotte in tempo reale integrando traffico, costi e vincoli ESG. L’adozione di algoritmi predittivi basati su big data non è più appannaggio dei grandi player: piattaforme as-a-service rendono accessibili ai padroncini gli stessi strumenti di ottimizzazione. Quali investimenti in AI-driven planning possono ancora essere rimandati?
La carbon tax implicita dell’ETS esigerà un pricing dinamico dei trasporti, nuovi modelli di procurement energetico e scenari di rete che valorizzino le leve di mitigazione. La velocità dell’esecuzione determinerà la quota di mercato e la marginalità delle imprese nel prossimo triennio.