Cisgiordania, l'odissea dei bambini malati di cancro - di Valentina Furlanetto
カートのアイテムが多すぎます
カートに追加できませんでした。
ウィッシュリストに追加できませんでした。
ほしい物リストの削除に失敗しました。
ポッドキャストのフォローに失敗しました
ポッドキャストのフォロー解除に失敗しました
-
ナレーター:
-
著者:
このコンテンツについて
La salute dei più piccoli, a partire dai bambini malati di cancro, nei contesti di conflitto e di occupazione militare è a rischio. Accade in Cisgiordania, da più di 70 anni sotto occupazione, dove i piccoli pazienti oncologici sono doppiamente colpiti: dal trauma della malattia e dal trauma del conflitto, della violenza, dell'insicurezza. A circa 10 km a sud di Gerusalemme il Beit Jala Hospital è l'unico ospedale pubblico rimasto in Palestina per la cura del cancro infantile e lotta per restare aperto. "Le cure chemioterapiche si esauriranno in pochi mesi" avverte il Dr. Muhammad, il medico che dirige il reparto oncologico infantile. Ad aiutare il reparto, a corto di fondi, anche una associazione italiana, Sole e Terre. La ong ha anche aperto il Children center, per il supporto psicologico di bambini e famiglie. "Trattiamo i traumi psicologici causati dal cancro ma anche dalla occupazione" spiega Micheal Sansour, direttore del centro. "In Cisgiordania per fare 40 chilometri ci si può impiegare quattro ore e i miei pazienti spesso non riescono neppure ad arrivare" denuncia Farah Fatafta, psicologa del centro. Eliana Gwahli, coordinatrice, racconta che non sono rari i casi di mancanza di cure per l'impossibilità di spostarsi a causa dei checkpoint e i cancelli militari.