Ti siedi, guardi la pagina bianca e niente, il cervello va in stand-by. Le parole non arrivano, o arrivano tutte insieme ma non suonano mai giuste. Ma forse non è un blocco: è solo paura di non essere abbastanza. Finché non scrivi lo stesso, e scopri che andava bene così.

Prima di ogni salto c’è sempre un attimo di silenzio: quello in cui la paura parla più forte di tutto. Ma è solo quando smetti di ascoltarla che capisci quanto serviva davvero fare quel passo.

Capita: pensi di scherzare, di giocare, un gesto che voleva essere niente e invece pesa più del previsto. È proprio lì che ti accorgi di quanto siano sottili i confini tra ridere insieme e fare male a qualcuno, tra un gesto innocente e una ferita involontaria.

Eh, i trent’anni: sembrava non dovessero arrivare mai e invece eccoci qua. Alla fine il tempo ti presenta il conto… e a quanto pare anche la SIAE. Ma chi ci pensava, quando di anni ne avevamo venti?

Un episodio zero, perché partire dall’1 sembrava troppo banale. Una breve introduzione per rompere il ghiaccio dove vi racconto chi sono, cosa combinerò e perché sentirete la mia voce anche nei prossimi episodi… sempre alla ricerca di quell’ordinario che, ogni tanto, sa diventare straordinario.