
Global Sumud Flotilla, diario di bordo #33
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A Palazzo Chigi si mastica imbarazzo. Prima l’idea di far pagare il rientro agli attivisti, poi la corsa del Viminale e della Farnesina a inseguire la narrativa dei “disagi senza vantaggi” mentre le immagini dell’abbordaggio in acque internazionali fanno il giro del mondo. Perfino la tempistica dei contatti consolari e l’assistenza legale è contestata: udienze fissate senza avvertire i difensori, trasferimenti lampo. Una gestione che assomiglia più a una resa di dignità che a una politica estera.
Nel porto di Ashdod la scena più raccapricciante: Itamar Ben-Gvir passeggia tra i recinti, indica i fermati e li chiama «terroristi», sale sulle navi come fossero trofei. È il ministro che trasforma i diritti in propaganda, mentre alcuni attivisti vengono spostati a Ketziot e i legali denunciano abusi. La criminalizzazione come metodo, l’umiliazione come messaggio.
Intanto Gaza sanguina. Dall’alba nuovi bombardamenti su case e “zone sicure”: decine di morti solo oggi, il bilancio complessivo supera i 66 mila. Restano famiglie sepolte, quartieri rasi al suolo, ospedali al collasso e una città svuotata a colpi di ordini di evacuazione e esplosivi radiocomandati. La ciurma di terra lo sa: la rotta non è finita finché non c’è protezione, corridoi veri, tregua, giustizia.
#LaSveglia per La Notizia
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