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Tutto è più decente, se le vie da «Un Viaggio in Italia» di Guido Ceronetti

Tutto è più decente, se le vie da «Un Viaggio in Italia» di Guido Ceronetti

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Tutto è più decente, se le vie sono deserte, con qualche rara bicicletta che accenna alla vita senza rumore.
Alle prime luci, il Ticino è visibile.
Mi sono avvicinato all'acqua, c'era sul lido ghiaioso un pescatore, c'era un padrone di cani con una cagna e il suo cagnolo.
Nel castello Cusani Visconti c'erano fino a tre anni fa bambini minorati con suore, poi la politica non ce li ha più voluti (il custode mi parla da una grata mentre la moglie spiana la pasta in cucina) adesso l'Ordine di Malta mantiene una famiglia fortunata di undici vietnamiti profughi del boat people, nel cortile brillano occhi a mandorla vivi e contenti.
Deluso per la visita negata mi accoglie il buon odore di Dio di una chiesina guignoliana piena di pace con macchie di muffa e pitture gentili.
Diceva il vecchio che c'è la fiera oggi a Pieve di Porto Morone; il Po è distante per andarci a piedi.
Una lapide ricorda le stoltizie che diceva comiziando in questo luogo Felice Cavallotti nel 1893.
Tutto piatto, insignificante, noioso.
Nel bar entra un impressionante grassone con pancia enorme e molle, cappellone di paglia, voce tremenda, un notabile, ordina vino e pesce discutendo con due amici: - Perché quattro milioni e mezzo io non li faccio! E il sindaco ... -
Una corriera finalmente mi porta a Pieve di Porto Morrone; vedo le torri della centrale Enel, laggiù, ma non passiamo il Po.
Credevo di trovare la fiera, invece nessuna festa, il vuoto.
Al bar Nazionale bevo un dito di birra tedesco e mi domando a chi può piacere questo bere il mondo?
A un tavolo ci sono cinque giocatori di carte che sembrano in convulsioni tanto li agita e li appassiona il loro stolido gioco, davanti al teleschermo altri tre o quattro abbrutiti seguono un incontro di boxe, una vecchia decorosa legge il "Corriere", la padrona mangia del ghiaccio tritato, due tre mosche mangiano me, io sono costernato.

Luoghi narranti narrati e citati: Castello Cusani Visconti - Pieve Porto Morone - Castel San Giovanni - Voghera - Pavia

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A volte a piedi, a volte in treno, a volte in corriera, sempre con gli scrittori amati nella valigia: così Guido Ceronetti viaggiò in Italia in un periodo di circa due anni, fra il 1981 e il 1983, ispirato dall’editore Giulio Einaudi che aveva intuito sposarsi molto bene la sua indignazione satirica con il resoconto di viaggio.Ceronetti attraversa grandi città e piccole località di provincia, visita piazze, monumenti, musei, ma anche carceri, cimiteri, distretti di polizia, manicomi.Annota i manifesti affissi sui muri, le insegne dei negozi, e denuncia le volgarità che lo feriscono.Ma il libro non è solo un reportage splendidamente fazioso.E’ anche un taccuino affollato di pensieri, di citazioni, di idiosincrasie.

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