エピソード

  • Alessandra Carucci: l’ingegneria per l’ambiente
    2025/12/24
    Ai microfoni di Unica Radio Alessandra Carucci ci racconta il suo percorso come docente di ingegneria ambientale e le ricerche innovative condotte presso l'Università di Cagliari per combattere l'inquinamento delle acque

    Alessandra Carucci descriveva come la passione per la scienza muoveva i suoi passi verso la tutela del territorio. Quando frequentava il liceo scientifico a Roma, le ragazze in classe erano poche, ma il suo talento per la matematica appariva subito evidente. Un professore di disegno le suggeriva allora di intraprendere la carriera di ingegnera. La ricercatrice seguiva quel consiglio e iniziava un percorso che la portava a diventare la prima preside donna della facoltà di ingegneria e architettura presso l’Università di Cagliari. Durante la sua carriera non incontrava ostacoli o pregiudizi significativi, pur lavorando in un ambiente in cui la presenza maschile prevaleva.

    La depurazione biologica delle acque

    Il nucleo della sua attività riguardava il trattamento delle acque reflue che provenivano dalle abitazioni e dalle industrie. Alessandra Carucci spiegava che depurare l’acqua era fondamentale per evitare l’inquinamento di mari, fiumi e laghi. Negli studi che conduceva, prediligeva i processi biologici perché sfruttavano i batteri e i microrganismi invece delle sostanze chimiche. Questi piccoli organismi utilizzavano lo sporco come fonte di nutrimento e pulivano la risorsa idrica in modo economico e naturale.

    L’innovazione tecnologica permetteva di selezionare batteri capaci di rimuovere l’azoto e il fosforo anche in assenza di ossigeno. Tale metodo riduceva drasticamente il consumo di energia, poiché non servivano più i compressori per soffiare aria nelle vasche di trattamento. Si trattava di una soluzione promettente per rendere i depuratori più sostenibili dal punto di vista economico.

    Il progetto PNRR e l'economia circolare

    La crisi climatica imponeva una gestione oculata delle risorse, specialmente in una regione come la Sardegna che soffriva per lunghi periodi di siccità. Per questo motivo, la docente coordinava un vasto progetto legato al PNRR che puntava sull’innovazione regionale. Il piano si divideva in vari rami che includevano la protezione delle coste, la tutela delle lagune e il monitoraggio dei siti minerari.

    Un aspetto centrale riguardava l'economia circolare, dove gli scarti dell'industria casearia e agricola diventavano nuove materie prime. I batteri trasformavano il siero di latte in bioplastiche biodegradabili o producevano biometano per generare energia pulita. Questo approccio eliminava i rifiuti e chiudeva il ciclo produttivo, riducendo l’impatto ambientale complessivo.

    Un consiglio per le nuove generazioni

    In conclusione, Alessandra Carucci rivolgeva un messaggio incoraggiante ai giovani studenti che dovevano scegliere il proprio futuro. Suggeriva di seguire sempre le passioni e di osservare con curiosità le molteplici possibilità che l’Università di Cagliari offriva. Sottolineava inoltre quanto l'interdisciplinarità fosse vitale: per salvare l’ambiente serviva la collaborazione tra ingegneri, biologi, geologi e botanici. Solo unendo le conoscenze si potevano affrontare con successo le sfide ecologiche del domani.

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    17 分
  • Piergiorgio Pulixi a Unica Radio: tra noir, sardegna e formazione culturale
    2025/12/23
    L’incontro con Piergiorgio Pulixi negli studi di Unica Radio diventava un momento di dialogo profondo tra letteratura, territorio e nuove generazioni.

    Durante la visita negli studi di Unica Radio, Piergiorgio Pulixi raccontava la scrittura come un mestiere che richiedeva rigore, disciplina e continuità. L’intervista rientra nella prima puntata di Social Podcast, il podcast di I Love Radio Prof, la web radio dell’istituto Primo Levi di Quartu Sant’Elena. Il progetto radiofonico prende forma da un’idea del professor Emanuele Impoco e si sviluppava come iniziativa corale che coinvolge studenti, docenti. La radio diventa quindi un laboratorio , con l’obiettivo di trasformare la comunicazione in uno strumento di cittadinanza attiva.

    Sardegna, distanza emotiva e narrazione delle periferie

    Nel dialogo con gli studenti, Piergiorgio Pulixi raccontava anche il suo rapporto profondo e complesso con la Sardegna. Spiegava che per narrare l’isola doveva prima allontanarsene. Solo guardandola da lontano riusciva a trovare la giusta distanza emotiva. Questo sguardo gli permetteva di raccontare luoghi come Sant’Elia a Cagliari o i paesi della Barbagia senza idealizzazioni. La sua scrittura esplorava le periferie, i margini sociali e i contrasti tra il cemento urbano e il mare luminoso. Ogni personaggio nasceva da lunghe riflessioni maturate durante camminate solitarie o viaggi legati alla promozione dei libri. La Sardegna diventava così uno spazio narrativo vivo, attraversato da tensioni, bellezza e ferite sociali.

    Noir, thriller e il dialogo con i lettori

    Durante l’incontro, Piergiorgio Pulixi approfondiva le differenze tra i generi della crime fiction. Spiegava che il giallo classico cercava sempre il colpevole, mentre il noir indagava le cause sociali e psicologiche del male. Il thriller puntava invece sulla suspense e su un ritmo serrato. Parlava con entusiasmo dei personaggi di Mara Rais ed Eva Croce, molto apprezzati anche all’estero. In Francia, le sue storie riscuotevano un grande successo. Lo scrittore raccontava che i titoli dei suoi libri spesso omaggiavano la musica italiana, creando un ponte tra linguaggi diversi.

    Content creator: la challenge dedicata a “stella di mare”

    L’incontro con Piergiorgio Pulixi si collega anche a una delle iniziative future. Per il prossimo anno scolastico, gli studenti si sfideranno in una challenge intitolata Content Creator. In questa challenge, i ragazzi dovranno recensire il romanzo dello scrittore intolato Stella di Mare

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    1 時間 5 分
  • Iosonouncane: musica come identità, sperimentazione e trasformazione
    2025/12/22
    Ospite di UniCa Radio, Iosonouncane riflette su nome, percorso artistico, sperimentazione, produzione e colonne sonore, raccontando una visione musicale libera, artigianale e in continua evoluzione.

    Iosonouncane è stato ospite oggi ai microfoni di UniCa Radio per un’intervista densa e sincera, capace di restituire il percorso umano e artistico di uno dei musicisti più lucidi e radicali della scena italiana contemporanea. Fin dalle prime battute, emerge una riflessione profonda sull’identità, sulla sperimentazione e sul senso stesso del fare musica oggi.

    Iosonouncane e il peso di un nome

    Il nome Iosonouncane nasce dall’unione tra il brano Io sono uno di Luigi Tenco e il suo cognome Incani. Una scelta legata a un momento preciso della vita dell’artista. Jacopo Incani racconta come oggi guardi a quel nome con una certa distanza critica. Non lo rinnega, ma lo riconosce come il frutto di un’urgenza giovanile. All’origine c’era l’idea di un disco sociale, ma rivolto verso sé stessi. Non un dito puntato all’esterno, bensì un atto di esposizione. La figura del “cane” diventava così una maschera per stare dentro le contraddizioni raccontate, senza sottrarsi.

    Dal gruppo al progetto solista

    Il progetto Iosonouncane prende forma nel 2008, dopo lo scioglimento degli Adharma. La strada solista non nasce da una scelta romantica, ma da una necessità concreta. Incani lavora con ciò che ha a disposizione. Tra questi strumenti c’è una groovebox Roland acquistata quasi per errore. Nei primi anni, la tecnologia influenza il suono. Col tempo, però, l’approccio cambia. Con DIE arriva una consapevolezza diversa. La scrittura non è più legata allo strumento, ma a un’idea musicale più ampia.

    Un’evoluzione senza rinnegare il passato

    Dal debutto con La macarena su Roma fino a IRA, il percorso appare frammentato solo in superficie. Iosonouncane rivendica ogni fase del suo lavoro. Anche i brani da cui oggi si sente lontano restano parte della sua storia. L’approccio resta artigianale, ma evolve. Scrivere oggi come nel 2010 sarebbe difficile. Suonare come allora, quasi impossibile. Eppure nulla viene escluso in astratto.

    Sperimentazione e forma canzone

    La sperimentazione, per Iosonouncane, non è un’etichetta. È una condizione necessaria dell’arte. Senza ricerca, i linguaggi si fermano. Anche il pop, da sempre, si nutre di esperienze nate ai margini. Dai Beatles ai Radiohead, la forma canzone è stata messa in discussione molte volte. Per questo Incani non vede una frattura netta tra canzone e destrutturazione. Il suo lavoro si colloca dentro un’idea ampia di pop, più vicina a quella degli anni Sessanta che alle definizioni attuali.

    Produzione e confronto con gli altri

    Oltre al lavoro solista, Iosonouncane produce altri artisti solo quando nasce un coinvolgimento emotivo totale. Collaborare significa condividere metodo, tempo e intensità. È un’esperienza diversa rispetto ai propri dischi, che restano il luogo di un’espressione totale. Ma è anche una grande occasione di crescita, umana e "artigianale".

    Musica per immagini e futuro

    Scrivere colonne sonore cambia radicalmente il processo creativo. La musica non cerca un “bello assoluto”. Deve funzionare sulle immagini. Il giudizio finale non spetta al compositore. È un lavoro di servizio, ma anche di grande arricchimento. Guardando al futuro, Iosonouncane non parla di ripartenze da zero. Non ci crede. Preferisce continuare a scrivere, a cercare, a trasformare ciò che già esiste.

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    14 分
  • Intervista a Giada Perone: danzatrice del ventre e arteterapeuta
    2025/12/21
    Il racconto da parte di una danzatrice del ventre e arteterapeuta sulla storia, musica, costumi e accessori di un’arte millenaria affascinante e ancora poco conosciuta in Sardegna.

    Giada è danzatrice del ventre esperta e arteterapeuta, porta a Cagliari una danza del ventre orientale affascinante, nata nel Medio Oriente, fatta di storia, musica, costumi e accessori tradizionali. In Sardegna questa disciplina è ancora poco diffusa.

    Origini e storia della danza del ventre

    La danza del ventre è una danza orientale sviluppata nel Medio Oriente, inizialmente legata a celebrazioni, riti di fertilità e momenti di festa. I movimenti sinuosi e armoniosi raccontano storie ed emozioni, unendo eleganza e espressività corporea. Col tempo, la danza ha assunto varie forme e stili a seconda delle regioni e tradizioni locali.

    Strumenti e musica tradizionale

    Gli strumenti tradizionali accompagnano la danza del ventre orientale, creando ritmo e atmosfera. Tra i più utilizzati ci sono il darbuka, il qanun e il tamburello. La musica orientale, ricca di percussioni e melodie coinvolgenti, valorizza i movimenti dei danzatori e rende ogni performance unica.

    Costumi, accessori e arteterapia

    I costumi e gli accessori sono elementi distintivi della danza del ventre. Veli, monili, cinture con campanelli e gonne ricamate arricchiscono le performance, aggiungendo colore e movimento. Gli accessori aiutano anche a sottolineare gesti e figure. Giada, oltre a esibirsi, è arteterapeuta e utilizza la danza come strumento di benessere emotivo, mostrando come questa disciplina possa stimolare emozioni e creatività.

    La danza del ventre in Italia e a Cagliari

    Nonostante la crescente popolarità della danza del ventre in Italia, in Sardegna, e a Cagliari in particolare, rimane un’arte ancora poco praticata.

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    10 分
  • Scuola dell’Infanzia: il futuro inizia dai piccoli
    2025/12/20
    La Scuola dell'Infanzia della Fondazione Figlie di Maria si conferma un centro d'eccellenza educativa, dove il benessere del bambino e la crescita armoniosa rappresentano il cuore pulsante di ogni attività. Un approccio pedagogico su misura

    Entrare nel mondo della Scuola dell'Infanzia gestita dalla Fondazione Figlie di Maria significa immergersi in un ambiente stimolante. Qui ogni spazio è progettato per accogliere le esigenze dei più piccoli, seguendo le linee guida del Ministero dell'Istruzione e del Merito. Le educatrici lavorano quotidianamente per trasformare l'apprendimento in un'avventura entusiasmante. La centralità del bambino non è solo uno slogan, ma una pratica costante. Attraverso il gioco e l'esplorazione, gli alunni sviluppano competenze cognitive e sociali fondamentali. Il metodo adottato favorisce l'autonomia individuale, rispettando i tempi di crescita di ciascuno. La struttura offre percorsi che integrano tradizione e innovazione didattica, garantendo una preparazione solida per il futuro scolastico.

    Creatività e condivisione tra i banchi

    Il progetto educativo della Scuola dell'Infanzia punta molto sulla creatività espressiva. I laboratori artistici permettono ai bambini di manipolare materiali e scoprire nuovi linguaggi. La collaborazione tra pari viene incoraggiata costantemente per costruire una comunità solida. I momenti conviviali e le attività di gruppo insegnano il valore del rispetto reciproco, come promosso dai progetti pedagogici di Save the Children. In questo contesto, le Figlie di Maria portano avanti una missione educativa storica ma estremamente attuale. Il legame con le famiglie è un altro pilastro essenziale del servizio offerto. Il dialogo costante tra scuola e genitori assicura una coerenza educativa preziosa per lo sviluppo del minore. La serenità degli ambienti contribuisce a rendere l'esperienza scolastica un ricordo positivo indelebile.

    Spazi aperti e contatto con la natura

    Un elemento distintivo della nostra Scuola dell'Infanzia è l'attenzione verso l'outdoor education. Gli spazi aperti sono considerati vere e proprie aule didattiche dove osservare il mutare delle stagioni. Il contatto diretto con la natura stimola la curiosità innata dei bambini e favorisce il benessere psicofisico. Muoversi all'aria aperta migliora la salute fisica e la capacità di concentrazione. Le attività motorie vengono svolte con regolarità per affinare la coordinazione e la consapevolezza del corpo. Questa visione olistica dell'istruzione prepara i piccoli ad affrontare il mondo con fiducia. La Fondazione investe costantemente nel miglioramento delle strutture per offrire sicurezza e comfort. Ogni dettaglio viene curato per garantire un'accoglienza calorosa a ogni nuovo iscritto.

    Valori profondi per cittadini di domani

    La dimensione spirituale e valoriale caratterizza da sempre la Scuola dell'Infanzia della Fondazione. L'insegnamento di principi solidi aiuta i bambini a distinguere ciò che è bene per la comunità. Si educa alla pace, alla solidarietà e alla gentilezza verso il prossimo. Questi insegnamenti diventano le fondamenta su cui costruire la personalità degli adulti di domani, seguendo i principi della didattica inclusiva dell'UNESCO. La professionalità del personale docente assicura una vigilanza attenta e un supporto costante in ogni fase della giornata. Scegliere questo percorso significa affidare i propri figli a una realtà che ama profondamente la propria missione. La gioia dei piccoli è la testimonianza più bella del successo di questo impegno quotidiano.

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  • Angelo Melis: un convegno che racconta la storia della Lancia
    2025/12/20
    A Cagliari un appuntamento culturale dedicato alla casa torinese Lancia, con esperti, docenti e appassionati riuniti per celebrare un’eredità unica dell’automobile italiana.

    Lancia automobile torna al centro del dibattito culturale e tecnico con un convegno che mette in luce il ruolo decisivo del marchio nello sviluppo dell’ingegneria automobilistica. A Cagliari, il sapere accademico incontra la passione per le auto storiche, in un appuntamento pensato per studenti, studiosi e appassionati.

    Automobile e il valore della cultura tecnica

    Il convegno “I contributi della Lancia allo sviluppo dell’automobile” tenutosi giovedì 18 dicembre 2025 nell’Aula Magna della Facoltà di Ingegneria e Architettura di Cagliari. L’iniziativa nasce dalla collaborazione tra il Circolo Sardo Auto Moto d’Epoca S.C.Q., il Lancia Club Italia e la Commissione Nazionale Cultura dell’ASI. L’obiettivo è chiaro: raccontare come Lancia automobile abbia influenzato soluzioni tecniche, stile e visione industriale lungo oltre un secolo di storia. Un percorso che parte dalle origini e arriva alle competizioni, senza perdere di vista il valore del restauro e della conservazione.

    Il programma tra storia, modelli e competizioni

    Il convegno entra nel vivo con interventi mirati. L’ingegner Lorenzo Morello aprirà con una relazione sui contributi di Lancia automobile allo sviluppo del settore. Seguirà l’approfondimento dedicato alla Lancia Augusta, da parta di Angelo Melis e una riflessione puntuale sul restauro condotto secondo criteri filologici. Il racconto si chiuderà con le Lancia da competizione, capitolo che restituisce l’immagine di un marchio capace di vincere e innovare. Ogni intervento costruisce un mosaico coerente, fatto di dati, esperienze e passione.

    Lancia automobile tra università e pubblico

    La scelta della sede universitaria rafforza il legame tra ricerca e divulgazione. Studenti e docenti potranno confrontarsi con professionisti del settore, mentre gli appassionati avranno accesso a contenuti di alto livello. Lancia automobile diventa così un caso di studio, utile a comprendere l’evoluzione dell’automobile moderna. Nel piazzale antistante l’Aula Magna saranno esposti modelli storici e contemporanei, creando un dialogo visivo tra passato e presente.

    Lancia automobile vista attraverso la Lancia Augusta

    Nel suo intervento, Angelo Melis guida il pubblico dentro la genesi della Lancia Augusta, prodotta tra il 1933 e il 1936. Non un semplice excursus cronologico, ma un racconto che mette in luce come Lancia automobile abbia anticipato soluzioni tecniche e concettuali in un periodo complesso per l’industria. L’Augusta nasce come vettura leggera, accessibile, ma progettata con una cura ingegneristica che riflette la visione di Vincenzo Lancia. Melis sottolinea come questa automobile rappresenti un equilibrio raro tra innovazione e concretezza.

    Il valore tecnico raccontato da Angelo Melis

    Dall’intervista emerge con chiarezza l’attenzione di Melis per gli aspetti meno visibili della Lancia automobile. Telaio, distribuzione dei pesi, soluzioni costruttive e scelte stilistiche diventano elementi di una storia più ampia. Lancia non si limitava a seguire il mercato, ma spesso lo anticipava. La Lancia Augusta, secondo Melis, è l’esempio perfetto di una casa costruttrice che pensava già in termini moderni, quando il concetto stesso di automobile era ancora in evoluzione.

    Nelle immagini, la Lancia Augusta di proprietà di Angelo Melis.

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    10 分
  • Giovanni Trudu, dietro le quinte del teatro sperimentale
    2025/12/19
    L’attore sardo Giovanni Trudu esplora linguaggi teatrali sperimentali e multidisciplinari: tra drammaturgia, performance e teatro ragazzi, rappresenta un punto di riferimento della scena contemporanea isolana

    Giovanni Trudu introduce un viaggio dentro il teatro contemporaneo sardo, attraverso la carriera di un attore e performer capace di attraversare drammaturgie tradizionali e sperimentali. Giovanni Trudu è oggi riconosciuto per la sua versatilità e per l’impegno in compagnie teatrali che sperimentano linguaggi nuovi, rivolti a un pubblico adulto o giovane.

    Un percorso poliedrico e internazionale

    Giovanni Trudu si definisce “teatro artist” — attore, drammaturgo, occasionalmente costumista e creatore — e vanta una carriera che si estende dalla prosa al teatro ragazzi, fino a performance contemporanee e sperimentali. Ha recitato, scritto e diretto spettacoli come “Emilia Vola”, con cui è stato in scena a Cagliari, in cui emerge la sua sensibilità per storie alternative e toccanti.

    Il suo impegno si estende oltre la semplice interpretazione: nelle sue creazioni confluiscono corporeità, drammaturgia, scenografia, regia e costume, elementi che rendono il suo lavoro uno spazio di ricerca e contaminazione artistica.

    Spettacoli per bambini, famiglie e teatro d’autore

    Un tratto distintivo del lavoro di Trudu è la sua apertura a proposte teatrali per bambini e famiglie: rappresentazioni come “Jack e il fagiolo magico” e altri spettacoli in contesti della rassegna “Famiglie a teatro” hanno visto la sua partecipazione, dimostrando la capacità di veicolare contenuti anche a un pubblico giovane.

    Allo stesso tempo, non manca l’impegno nel teatro d’autore e nella contemporaneità: la sua partecipazione a progetti con compagnie di ricerca sottolinea la volontà di esplorare nuove forme espressive e di contribuire al rinnovamento della scena teatrale isolana.

    Una scena che unisce creatività e impegno artistico

    Per Trudu, il teatro non è solo recitazione: è un luogo dove corpo, parola, costume e messaggio si intrecciano. In lavori recenti — scritti, diretti e interpretati da lui — emerge una forte dose di originalità e coraggio artistico, qualità rare in un panorama spesso dominato da forze convenzionali.

    Questa dimensione “laboratorio” fa sì che ogni spettacolo diventi un esperimento, un modo di raccontare il presente con strumenti non necessariamente tradizionali, ma spesso sorprendentemente efficaci e profondi.

    Il valore del teatro sperimentale nella comunità sarda

    In un’isola come la Sardegna, caratterizzata da una forte identità culturale, l’attività di artisti come Trudu assume un valore sociale e culturale importante. Le sue performance, spesso realizzate con compagnie locali o realtà indipendenti, contribuiscono a tenere vivo un tessuto culturale vitale e sensibile.

    Inoltre, portare avanti un teatro sperimentale significa anche avvicinare il pubblico a linguaggi non convenzionali: questo induce all’ascolto, alla riflessione, all’immaginazione — componenti fondamentali per lo sviluppo di una comunità artistica autentica e dinamica.

    Sguardo al futuro: sperimentazione, identità, partecipazione

    Giovanni Trudu rappresenta una speranza e un laboratorio vivente per il futuro del teatro in Sardegna. Con la sua sensibilità verso nuove forme di espressione, la sua apertura a progetti di diversa natura e la sua determinazione nel continuare a sperimentare, può fungere da modello per altri artisti emergenti.

    Il suo percorso dimostra che il teatro può essere inclusivo, innovativo, capace di parlare a tutte le fasce di pubblico. E che la Sardegna può essere non solo terra di tradizione, ma anche fucina di creatività contemporanea.

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    12 分
  • SarMed 2025: l’intervento di Salvatore Cherchi
    2025/12/17

    Un approfondimento sul ruolo della Sardegna nello scenario mediterraneo contemporaneo, attraverso la partecipazione di Salvatore Cherchi, presidente di ISPROM, al Terzo Rapporto SarMed dedicato a geopolitica, cooperazione e sviluppo.

    Un evento che racconta il Mediterraneo di oggi

    Il Mediterraneo continua a essere una delle aree più complesse e decisive del mondo contemporaneo. Per comprenderne meglio i cambiamenti, torna il Terzo Rapporto SarMed – Sardegna Mediterraneo, un appuntamento che approfondisce temi cruciali come sicurezza, mobilità umane, politiche europee e cooperazione internazionale.

    All’interno di questo percorso di analisi e dialogo, parteciperà anche Salvatore Cherchi, presidente dell’ISPROM – Istituto di Studi e Programmi del Mediterraneo, figura di riferimento nello studio delle trasformazioni sociali, politiche ed economiche dello spazio mediterraneo.

    Il ruolo centrale di ISPROM nel dibattito mediterraneo

    ISPROM, da anni impegnato nella ricerca e nella promozione del dialogo tra sponde diverse, contribuisce in modo attivo alla costruzione di una visione mediterranea contemporanea.

    La partecipazione di Cherchi assume un valore particolare perché, attraverso il suo intervento, si inserisce una prospettiva che unisce analisi geopolitica, conoscenza territoriale e attenzione ai processi di sviluppo.

    Il Rapporto SarMed, infatti, si propone come uno strumento utile non solo per studiosi e ricercatori, ma anche per amministrazioni locali, istituzioni e cittadini interessati a comprendere gli scenari futuri.

    Sardegna e Mediterraneo: una relazione da rileggere

    La Sardegna non è soltanto un’isola al centro del mare. È un punto strategico nel dialogo euro-mediterraneo. Per questa ragione, il Rapporto SarMed dedica ampio spazio al ruolo dell’isola nei nuovi equilibri geopolitici.

    Secondo gli studi presentati nell’incontro, la Sardegna può diventare protagonista in molti settori:

    • cooperazione culturale e universitaria;
    • sostenibilità e innovazione;
    • relazioni euro-africane;
    • politiche marittime e portuali;
    • mobilità di persone e conoscenze.

    La presenza di Cherchi offrirà un contributo essenziale per comprendere come queste opportunità possano trasformarsi in strategie concrete.

    Un dialogo che attraversa discipline e territori

    Il valore dell’iniziativa risiede anche nell’approccio interdisciplinare. Nel Rapporto SarMed, infatti, convergono voci provenienti da ambiti diversi: accademia, ricerca, istituzioni e società civile.

    Questa diversità di sguardi permette di analizzare il Mediterraneo come un arcipelago di culture, economie e identità che si intrecciano.

    L’intervento del presidente di ISPROM contribuisce a rinsaldare il legame tra studio teorico e applicazioni pratiche, sottolineando la necessità di politiche condivise e di una visione comune tra regioni e Paesi che si affacciano sul mare.

    Un appuntamento per comprendere il futuro

    Il Terzo Rapporto SarMed diventa così un’occasione preziosa per riflettere sul ruolo della Sardegna in un mondo in continua trasformazione.

    La partecipazione di Salvatore Cherchi rafforza l’importanza del dialogo aperto, della ricerca e della cooperazione internazionale. E ricorda che il Mediterraneo non è soltanto un luogo geografico, ma un laboratorio vivente di relazioni e possibilità.

    Inoltre, per il pubblico che avesse voglia di approfondire, il Rapporto è scaricabile in PDF cliccando sopra la parola "PDF".

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