Un documentario toccante e un punto di vista diverso sul mondo dei gamers/streamers

Mamma mia!
L'epica dei nostri tempi...spettacolare.
Serie dell'anno.

Che dire...serie della madonna.
Imperdibile.

La serie Qui Non è Hollywood decide di raccontare questa storia, poggiandosi su un tema che ho trovato geniale...e estremamente umano: LA SOLITUDINE.

Questa serie è impregnata della malinconia, delle ombre, della paura e della follia che possono scaturire dalla solitudine.

La serie, in quattro episodi, si concentra sui quattro grandi protagonisti di questa storia. Cioè Sarah, Sabrina, Michele e Cosima Misseri.

Ognuno di loro...è un diverso tipo di solitudine...che però porta allo stesso epilogo...cioè la tragedia.

Sabrina, Cosima e Michele non vengono raccontati come mostri che hanno ucciso una povera ragazzina innocente.

Ma vengono raccontati come creature sole e disperate...che si sono ritrovate in una tragedia più grande di loro...hanno provato in tutti i modi a rimanerci dentro, nei loro ruoli...ma non ce l’hanno fatta.

Senza però prendere una posizione. Non è una serie che grida “giustizia a tutti i costi...morte agli assassini”...e non è una serie che gioca con il sospetto di una presunta innocenza.

E’ una serie che racconta senza mostrare...e non succede spesso in una produzione italiana.

Come giudizio finale...dico che il fascino del personaggio e il lavoro pazzesco di Colin Farrel...sono state superiori alla drammaturgia e alla qualità di scrittura...con, ovviamente, delle ottime intuizioni che, però, secondo me rimangono un po’ isolate e sopratutto cronologicamente inserite non nel modo giusto.

Rimane comunque uno dei finali più potenti che io abbia mai visto.

Forse lo ha fatto apposta...perché è un film FRANKENSETEIN...ma THE SUBSTANCE è una strana creatura assemblata citando tanti film...belli eh, per carità...però...insomma.

Diciamo bene ma non benissimo.

Ma no!
No ci siamo!
Un episodio di passaggio per il season finale che tira un freno a mano clamoroso!
Buone le atmosfere del flashback iniziale che ci raccontano un nuovo punto di vista del rapporto tra Oz e sua madre, buono lo sviluppo ulteriore del personaggio di Sofia Gigante...

...Victor, invece, non pervenuto...mah!

Oggi parliamo del film LA STORIA DI SOULEYMAN...del regista francese BORIS LOJKINE.

Un film che con pochi mezzi dice tantissimo su una nuova forma di schiavismo travestita da progresso in un’Europa che da una parte dice che gli immigrati non li vuole…

…mentre dall’altra parte tiene aperte tutte le porte possibili perché noi europei evoluti, senza questi ragazzi che arrivano soprattutto dall’Africa...non riusciremmo più nemmeno a soffiarci il naso.

Ma non solo...paragonerò questo film ad un altro titolo di cui abbiamo parlato qualche mese fa...che...su un tema praticamente identico...ma con il triplo dei mezzi tecnici ed economici...non è riuscito a dire un cazzo.

Com’è possibile tutto questo? Ovviamente...conta la sensibilità della voce e dello sguardo che racconta...senza la sensibilità...sono tutti solo dei gran paraculo.