C’è un luogo, un pezzo di Salento che conserva la memoria di lotte contadine, di braccianti, di emigrazioni e ritorni, di soprusi e parziali riscatti. Un lembo di terra che si affaccia sullo Jonio, tra le province di Lecce e Taranto. L’Arneo.
Fino alla metà del Novecento. i suoi 35.000 ettari appartenenti a poche famiglie, erano incolti e poco abitati.Il 28 dicembre 1950 oltre duemila braccianti e contadini occuparono pacificamente l’area per ottenere l’assegnazione delle terre e per rompere i rapporti di sudditanza verso i latifondisti, promuovendo una riforma agricola basata su modernizzazione e cooperazione. Si mossero con le biciclette, alcuni attrezzi agricoli, e alcune bandiere rosse.
Rimasero accampati per più di un mese evitando scontri diretti con la polizia e le squadriglie private dei padroni, ma subirono una dura repressione con arresti e la distruzione delle biciclette usate per raggiungere i campi che furono bruciate in un rogo.“Biciclette – scrive Antonio Prete - che non ci si può immaginare senza averle viste; con le ossa di fuori, tenute su a furia di spaghi, d’uno squallore così metafisico che sembra impossibile che non abbiano un’anima”. Dopo oltre 70 anni da quelle lotte, l’associazione ArgentoVivo ha scelto di farso interprete di quel paesaggio fatto di silenzi, margini e linee d’orizzonte, costruzioni e distruzioni, attraverso la fotografia.
Samuele Vincenti, fotografo e presidente dell’associazione, è l’anima di un collettivo che negli anni ha trasformato lo sguardo in uno strumento di ricerca, memoria e radici, ha portato avanti un progetto corale e multidisciplinare durato oltre due anni attraversando un territorio percepito come un luogo sospeso, dimenticato ma che in realtà sanguina ancora da ferite profonde.
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