検索キーワード： 第一次世界大戦

Der für uns Deutsche ungewohnte Begriff des "Zweiten Dreißigjährigen Kriegs" stammt aus England. Die Briten umschreiben damit - in Anlehnung an die Geschehnisse der Jahre 1618 bis 1648, die in die Geschichtsschreibung als "Dreißigjähriger Krieg" eingegangen sind - den Zeitraum vom Beginn des Ersten Weltkriegs bis zum Ende des Zweiten Weltkriegs. Sie teilen diesen Zeitraum nicht - wie wir Deutsche - in zwei unterschiedliche Epochen mit zwei voneinander unabhängigen Kriegen, sondern sie begreifen ihn als historische Einheit, in der zwei Kriege um die Vorherrschaft in Europa geführt wurden.

Den 28. juni 1914 blev den østrigske prins Franz Ferdinand skudt af Gavrilo Princip i byen Sarajevo i Serbien. I dag siger man, at det skud startede 1. verdenskrig. 1. verdenskrig varede fra 1914 til 1918, og omkring 9 millioner mennesker blev dræbt. De største slag blev udkæmpet i skyttegravene i Europa. Under krigen blev en række helt nye våben taget i brug. Det gjaldt blandt andet kampvogne, fly, maskingeværer og giftgas. Lyt med, og få et overblik over krigens forløb, fra den startede i 1914, til den sluttede i 1918. Søren Elmerdahl Hemmingsen (f. 1966) er cand.mag. i historie og da

Concluding his acclaimed series on the Eastern Front in World War I, Prit Buttar comprehensively details not only these climactic events, but also the "successor wars" that raged long after the armistice of 1918. New states rose from the ashes of empire and war raged as German forces sought to keep them under the aegis of the Fatherland. These unresolved tensions between the former Great Powers and the new states would ultimately lead to the rise of Hitler and a new, terrible world war only two decades later.

In this detailed study, Terri Blom Crocker provides the first comprehensive analysis of both scholarly and popular portrayals of the Christmas Truce from 1914 to present. This new examination shows how a variety of works have both explored and enshrined this outbreak of peace amid overwhelming violence. The vast majority of these accounts depict the soldiers as acting in defiance of their superiors. Crocker, however, analyzes official accounts as well as private letters that reveal widespread support among officers for the détentes.

In Thunder in the Argonne, Douglas V. Mastriano offers the most comprehensive account of this legendary campaign to date. Not only does he provide American, French, and British perspectives on the offensive, but he also offers - for the first time in English - the German view. Mastriano presents a balanced analysis of successes and failures at all levels of command, examining the leadership of the principals while also illuminating acts of heroism by individual soldiers.

È un'Europa senza sonno, per dirla con Stefan Zweig, un'Europa che non ha dormito per cinque anni quella che si risveglia all'alba del 12 novembre 1918. L'armistizio firmato il giorno prima a Compiègne restituisce un mondo ignoto e in questo mondo i territori, con i loro mutati confini, giocano un ruolo fondamentale: popoli che erano di qua ora sono di là e viceversa, in un rimescolamento di lingue, di etnie, e quindi di abitudini e costumi, che non ha precedenti.

La tumulazione del milite ignoto, nel novembre 1921, è stata forse la più importante cerimonia nazionale dell'Italia unita. Le spoglie di uno degli oltre duecentomila soldati caduti e mai riconosciuti divennero - per tutti gli italiani - il simbolo stesso della Grande Guerra. Ma quella del milite ignoto non è soltanto una storia di anonimato simbolico. È la storia di un caduto triestino con un nome e un cognome: Antonio Bergamas. La sua vicenda è emblema di un destino condiviso non soltanto nella morte, ma anche nella vita.

Gli effetti devastanti della guerra non riguardano solo il fronte militare, ma anche il "fronte interno", il Paese tutto. La vita dei civili viene sconvolta, sotto il profilo materiale come sotto quello affettivo, per la lontananza o - peggio - per la perdita dei familiari. Protagoniste inaspettate di questa "guerra del quotidiano" le donne: suppliscono in campagna all'assenza degli uomini, entrano nelle nuove fabbriche, sono coinvolte nell'opera di assistenza.

Nella Grande Guerra l'Italia compie uno sforzo organizzativo, industriale e umano sbalorditivo per un Paese così debole. Nel mondo, però, di quegli anni tutti ricordano un unico episodio, un episodio il cui nome ha assunto un valore etimologico strettamente collegato all'umiliazione: Caporetto. Ma di questo non possiamo incolpare gli altri; in quell'occasione è emersa l'altra faccia dell'Italia, un Paese sospeso fra modernità e arretratezza. Inefficienza, retorica, irresponsabilità della classe dirigente: retaggi da cui forse non siamo mai riusciti a liberarci.

Il logoramento della vita di trincea, la consapevolezza dell'inutilità dei sacrifici, la disciplina durissima: tutto questo porta i soldati a un diffuso desiderio di ribellione, un desiderio che spesso sfocia in episodi di disobbedienza individuale e collettiva o, più frequentemente, nella diserzione. Per sottrarsi all'orrore della guerra molti, poi, "fuggono nella malattia" e a decine di migliaia vengono ricoverati in manicomio. La documentazione processuale e psichiatrica ci restituisce la loro voce, la loro rabbia, la loro disperazione.

Contadini, operai, artigiani, bottegai, borghesi, intellettuali: la Prima guerra mondiale scatena in tutti coloro che vengono trascinati nel turbine del conflitto un irrefrenabile bisogno di scrittura. Milioni e milioni di lettere e cartoline vengono spedite da e verso il fronte per tenere uniti i fili delle relazioni interrotte. E si scrivono diari su supporti di fortuna per cadenzare, giorno dopo giorno, la propria vita tormentata, cercando nella pagina un appiglio per non perdere l'orientamento.

Come si combatte e come si muore nella Grande Guerra? Artiglierie micidiali, mitragliatrici sterminatrici, bombardamenti aerei futuribili; ma anche trincee di fango, doline allagate, il secco terreno carsico appena scalfito. Ogni battaglia ha significato per decine di milioni di europei essere esposti al rischio di morire in modi opposti, ora modernissimi ora arcaici; colpiti da lontano e dall'alto da granate e bombe devastanti o in attacchi corpo a corpo, alla baionetta, al pugnale, con mazze quasi medievali.

Attirandosi l'accusa di tradimento, nel maggio 1915 l'Italia dichiara guerra all'Austria. La decisione è una scelta grave e azzardata. Allo scoppio del conflitto, nell'agosto 1914, il nostro Paese era in effetti alleato con le Potenze centrali, ma aveva deciso di mantenersi neutrale. Erano seguite rivendicazioni nei confronti dell'Austria-Ungheria, colpevole di aver tenuto all'oscuro l'alleata dei propositi di guerra. In un contesto di grande ambiguità il Governo italiano finì allora per stringere un accordo con la Triplice Intesa...

In quell'afosa giornata del 2 luglio, a Trieste la darsena accoglie le salme dell'arciduca Francesco Ferdinando d'Asburgo e della moglie Sofia. Poi la messa funebre e il lungo corteo fino alla stazione della Ferrovia meridionale.

Written by two of the world's leading authorities on the subject, Imperial Germany and War, 1871-1918 examines the most essential components of the imperial German military system, with an emphasis on such foundational areas as theory, doctrine, institutional structures, training, and the officer corps. In the period between 1871 and 1918, rapid technological development demanded considerable adaptation and change in military doctrine and planning.

When the US entered World War I in April 1917, America’s sailors were immediately forced to engage in the utterly new realm of anti-submarine warfare waged on, below and above the seas by a variety of small ships and the new technology of air power. The US Navy substantially contributed to the safe trans-Atlantic passage of a two million man Army that decisively turned the tide of battle on the Western Front even as its battleship division helped the Royal Navy dominate the North Sea.

Agli inizi del Novecento gli artisti dell'avanguardia europea detestavano la lunga pace del continente: trent'anni senza una grande guerra o una grande rivoluzione. Nella loro arte auspicavano, profetizzavano, invocavano un evento rigeneratore per l'avvento di un uomo nuovo. Fra visioni di catastrofi e profezie di rinascita, anticiparono l'apocalisse della modernità. E quando la Grande Guerra esplose davvero, vi si gettarono con entusiasmo. La loro arte scoprì l'orrore della carneficina di massa.

4 novembre 1918: l'Italia è in tripudio. Rispetto al 1915 il contesto internazionale è però cambiato: gli interessi italiani si scontrano con quelli di alleati mai amici e il peso reale del nostro Paese non è assolutamente pari alle iniziali ambizioni. Prenderne atto è doloroso per la pubblica opinione e devastante per le istituzioni. La pace, alla fine, arriverà ed anche a buone condizioni; ma oramai lo stato liberale è entrato in agonia.

Infidi o lealisti? Austriacanti o patrioti? Quale è stato il destino delle centinaia di migliaia di cittadini dell'impero asburgico che erano e si consideravano italiani per lingua e per cultura? Strattonati da un lato dalla propaganda irredentista e dall'altro influenzati dalla tradizionale cultura dell'obbedienza alle regole, nell'estate del 1914 hanno risposto in larga parte al richiamo della mobilitazione. Inghiottiti dal vortice delle prime sconfitte dell'esercito austro-ungarico, la loro identità nazionale sarà poi messa a dura prova.

La guerra è finita. L'Impero ha perso un milione di uomini, Vienna è divenuta la capitale di un territorio dieci volte più piccolo e una monarchia quasi millenaria ha cessato per sempre di esistere. Le clausole imposte dai vincitori, tuttavia, lungi dallo stabilire una pace equa e duratura, contribuiranno ad alimentare un'instabilità politica ed economica destinata a travolgere rovinosamente l'Europa nel breve arco di due decenni.