Non c'è niente di peggio che sentirsi inadeguati. E' come dire che il nostro posto non è qui, che siamo sbagliati per definizione. Irreparabili come un oggetto in vetro frantumato al suolo. L'inadeguatezza è un inganno sottile perché non passa solo per una dichiarazione di esclusione, ma anche attraverso le più dolci dinamiche inclusive, moderne, eroiche, guerriere, del nostro tempo. E' complessa perché invisbile come una polvere sottile che respiriamo e pensiamo di non avere dentro. Salvo poi farci stare male, farci sentire fuori posto. Ne parlo nella decima e ultima puntata del mio podcast La Tocco Piano.

Dire "diversità" non basta: dentro questa parola ci sono molti significati eppure a volte suona quasi vuota. Altre volte, al contrario, diamo alla diversità un ruolo non suo, eccessivo, pomposo, individuando nelle limitazioni dell'essere umano il ruolo dell'unicità. Non dobbiamo mai dimenticarci di diversificare: con le parole, con le persone, ma soprattutto con noi stessi!

Diciamoci la verità: ci sono quelli che hanno usato con orgoglio la parola "Resilienza" cercando di sembrare i più intelligenti nella stanza... E quelli che mentono. Io non mento: l'ho fatto un sacco di volte! Poi, però, ho iniziato a pensare al suo legame con i temi della Diversità e sono entrato nel merito del termine, trovando tante trappole. Non solo linguistiche ma anche rispetto ai valori espressi: oggi, se la pensiamo come quell'abilità di non cambiare mai, di tenere duro, di fronte alle avversità, non mi ci rivedo poi un granché...

Per molti, una persona con disabilità ha vinto prima ancora di cominciare. Basta svegliarsi ogni giorno per assaporare il gusto della vittoria. Peccato che, così facendo, in un mondo di vincenti assoluti, nessuno lo sia per davvero. E soprattutto vengano premiate qualità innaturali e spesso non cercate - come il fatto stesso di essere una persona con disabilità - in luogo delle reali capacità umane, sportive, valoriali, professionali. Facciamo insieme un pensiero su come si raccontano o vengono raccontate le persone con disabilità e proviamo a distruggere uno dei più importanti elementi dell'inspiration-porn...

Quando una persona con una disabilità compie un gesto e lo associa alla frase "E tu che scuse hai?", non solo mette in difficoltà chi vive la disabilità nel proprio quotidiano, ma anche tutti gli altri, che provano uno sgradevole senso di inadeguatezza. Ognuno di noi ha diritto di vivere le cose all'intensità che desidera, senza pensare di essere giudicato da chiunque e senza neanche dover per forza fare le cose al massimo per poter essere considerato. In questa puntata, tratto la difficile relazione tra scuse e handicap: una relazione a dir poco complicata.

Se ti racconti attraverso il tuo handicap, per avere consenso, SEI il tuo handicap. Punto. Se tutta la tua vita - fisica e online - gira attorno alla tua protesi, alla tua carrozzina, non danneggi solo te stesso ma tutti quelli che, in presenza di un elemento di diversità, cercano di vivere una vita tranquilla, lontana dall'eroismo ricercato in modo così maniacale. Questa è "Per un Pugno di Like" ed è la quinta puntata del podcast "La Tocco Piano"!

Ti hanno mai detto "Cammina bene?". A me sì, centinaia di volte. Ma non ho mai capito cosa volesse dire. Se c'è un "bene", c'è un "male" ma come fa una persona con una gamba sola a camminare diversamente dagli altri ma comunque bene? E soprattutto: perché cerchiamo sempre di mettere in relazione, attraverso il giudizio, cose incomparabili fra loro. Fatti due passi dentro "LA TOCCO PIANO" e in questa puntata, lo scoprirai insieme a me...

L'handicap è un gioco di sguardi. Puoi reagire con imbarazzo, con rabbia oppure trovare una terza via. Che "L'handicap sia negli occhi di chi guarda" è vero solo fino ad un certo punto: di qualsiasi sguardo, anche il più crudele, giudicante, malevolo, possiamo essere parte attiva e ribaltare per sempre il corso di una storia, di una vita intera. Seguimi alla scoperta del Terzo Sguardo.