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Ep. 4: La rivoluzione sarà una festa (o non sarà affatto)

Ep. 4: La rivoluzione sarà una festa (o non sarà affatto)

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このコンテンツについて

Ho una convinzione semplice, forse ingenua: la rivoluzione dovrebbe assomigliare a una grande festa. Il lavoro di cambiare il mondo dovrebbe essere gratificante, energizzante e, sì... gioioso di per sé. Non solo perché “le persone felici reclutano di più”, ma perché se la nostra politica porta solo stress e rigidità, per cosa stiamo combattendo?

Ma siamo onesti. Molti ambienti radicali non assomigliano per nulla a una festa gioiosa.Conoscete quell’atmosfera. L’aria è densa di regole non dette. Tutti sanno di dovere stare attenti a quello che dicono, e controllano mentalmente gli altri alla ricerca del più piccolo sbaglio politico. Tutti pensano di avere tutte le risposte giuste e se qualcuno la pensa diversamente…si sta semplicemente sbagliando. E in tutto ciò il divertimento sembra un ricordo lontano e intriso di senso di colpa.

Ma la cultura della liberazione è davvero questa?Vivere sotto il capitalismo è già abbastanza estenuante e stressante, e la lotta per un mondo migliore non dovrebbe aggiungere stress e stanchezza. Anche se la missione è giusta, l’atmosfera è completamente sbagliata.

Questo è da anni uno dei grandi crucci della mia esistenza (e il motivo per cui ho ghostato vari gruppi in passato). Quindi, quando mi sono imbattuta nel libro “Joyful Militancy: Building Thriving Resistance in Toxic Times”, ero carichissima. Finalmente! Qualcuno parlava di ciò che sentivo da tempo. Gli autori Nick Montgomery e Carla Bergman sostengono che un attivismo rigido e ansioso non è un segno di dedizione; è il segno che qualcosa non va. La vera libertà non dovrebbe renderti infelice.

E sono convinta da molto tempo che il “fattore divertimento” (o la sua mancanza, diciamo) non sia una nota a margine del discorso sulla sinistra radicale. Credo sia invece una questione di sopravvivenza. Se i nostri movimenti non riescono a far sentire le persone più vive, connesse e potenti... perché mai qualcuno dovrebbe rimanerci?

Questo libro è come una guida per arieggiare quelle stanze soffocanti e ricordare come giocare, sperimentare e sostenersi di nuovo. Tuffiamoci in questi appunti e parliamo di come rendere i nostri spazi luoghi in cui le persone abbiano davvero voglia di (re)stare.Da notare che questo libro è talmente tanto pieno di spunti interessanti che sono stata costretta a dividere il contenuto in due newsletter, entrambe dense di contenuto!

INDICE
  1. L’analisi del radicalismo rigido:
  • Da dove viene? Una discussione sul senso di colpa religioso, il patriarcato e il cinismo.
  • Alcuni aspetti del radicalismo rigido. L’attivismo deve per forza essere un triste dovere?
  1. Militanza Gioiosa: Riconquistare la Nostra Scintilla
  • Il Potere delle Emozioni. L’Impero funziona diffondendo le nostre emozioni. Ci viene detto che la nostra felicità individuale (raggiunta consumando) è il nostro obiettivo principale, un anestetico che intorpidisce e una trappola isolante.
  • Il Potere della Gioia. La gioia è un senso di potenza accresciuta, raggiunta collettivamente, e ci fa sentire più vivi e connessi.
  • Chi è un Militante? Non il guerriero maschile solitario. Significa semplicemente “disposto a lottare”. Si tratta di collegare la lotta con l’affetto, con la cura, con l’amore.
  • La Militanza Gioiosa in Pratica. La militanza gioiosa è la pratica del diventare capaci di cose nuove, insieme. È un processo basato sulla cura e sulla creatività. Un atto quotidiano di lottare per la fioritura altrui, e realizzare che stiamo lottando anche per noi stessi, perché siamo tutti connessi.
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