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Ep. 2: Perché le femministe devono smettere di fidarsi della polizia

Ep. 2: Perché le femministe devono smettere di fidarsi della polizia

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"Chiudi gli occhi e immagina il momento della tua vita in cui ti sei sentita più al sicuro. Vedi la polizia intorno a te?"

Quando ho letto per la prima volta questa domanda nel libro di Leah Cowan, "Why would feminists trust the police?", mi sono fermata. Ho setacciato i miei ricordi, i momenti di pace profonda, di sicurezza assoluta. E non ho visto poliziotti. Non ho visto prigioni né azioni militari. Quello che ho visto è stata una comunità di persone che si prendevano cura di me, che mi amavano. Ho visto una stanza accogliente, volti familiari e la sensazione di essere supportata e benvoluta. E ho come la sensazione che anche tu abbia visto qualcosa di simile.

Allora perché, quando le nostre esperienze più profonde ci dicono che la sicurezza si costruisce attraverso le connessioni e la cura, la nostra società insiste nel dirci che la vera protezione viene da gabbie e manette?Questa è la domanda centrale e urgente che Cowan affronta.

Sebbene il suo libro sia saldamente radicato nel contesto britannico, tracciando la storia del movimento femminista nel Regno Unito e i continui ostacoli creatigli dalla polizia, le sue conclusioni sono universali. Il fallimento del sistema carcerario nel fornire una sicurezza genuina è una verità globale.

In questo episodio, mi concentrerò sulle idee più ampie del libro riguardanti il femminismo carcerario, l'abolizionismo della polizia e la costruzione di alternative reali—idee che risuonano potentemente in tantissimi contesti diversi. Perché la visione che Cowan offre non è una di assenza, ma di presenza. È la visione di quella stessa comunità che hai visto quando hai chiuso gli occhi.
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