エピソード

  • Quattro mesi per perdere una matematica
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  • Effetto domino sul Pride: se la politica USA raffredda anche gli sponsor italiani
    2025/06/09
    Giugno è arrivato di nuovo, e con lui il mese del Pride. Un momento che per molti significa bandiere arcobaleno, eventi, parole di orgoglio e di memoria. Ma anche un periodo che ogni anno mi spinge a guardare sotto la superficie delle celebrazioni: cosa rende possibile tutto questo? Chi ci crede davvero? E soprattutto: cosa succede quando le condizioni cambiano?
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  • Cara trasparenza retributiva, ti aspetto!
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  • Colazione al femminile (con note a margine)
    2025/04/14
    Lo scorso 5 marzo ho preso parte a una colazione organizzata dallo studio legale Lexia. Titolo dell’evento: “Colazione al femminile: l’equilibrio tra genitorialità e carriera legale”. Un’occasione preziosa per confrontarsi su temi che toccano profondamente la vita professionale delle avvocate nel nostro paese.
    Trovare il giusto equilibrio tra carriera e famiglia, infatti, rappresenta ancora oggi una delle sfide più complesse per le professioniste del settore legale – che richiede dedizione, disponibilità pressoché totale e una costante capacità di adattamento alle esigenze dei clienti.
    Vi sembrano forse qualità che potrebbero entrare in conflitto con le responsabilità familiari?
    Elmira Shahbazi, partner di Lexia e ospite di questa puntata di Diverso sarà lei, è partita da qui quando ha pensato di organizzare l’evento
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  • Quote di genere: la nuova era dei CDA Europei
    2025/03/12
    L'Unione europea rafforza il suo impegno verso l'equilibrio di genere. La direttiva 2381 del 2022 sulla parità di genere nei consigli di amministrazione, entrata in vigore alla fine del 2024, stabilisce ora nuovi parametri per la composizione della governance aziendale negli Stati membri. La società quotate dovranno raggiungere il target del 40% del sesso sottorappresentato tra gli amministratori non esecutivi e del 33% tra tutti i componenti del cda entro giugno 2026.
    Sappiamo che l’Italia non ha ancora recepito formalmente questa direttiva, ma solo perché da tempo si ispira già all'antesignana Legge Golfo-Mosca, capostipite di tutte le normative sulla parità di genere e ormai parte integrante dell'alveo, oggi molto ampio, della legislazione di compliance normativa. Di fatto, quello che nel nostro Paese è stato inculcato per legge 13 anni fa, con buona pace dei refrattari alle quote rosa, diventa ora standard europeo, rafforzando un percorso che va in tutt’altra direzione rispetto a quello scelto recentemente dagli Stati Uniti (ne abbiamo parlato qui). Quello che mi interessava capire, ad ogni modo, è chi possa fare davvero la differenza quando, in azienda, bisogna lasciare spazio alle donne. I general counsel, da un lato, non si limitano più agli aspetti puramente legali, ma assumono spesso anche la responsabilità diretta delle iniziative di D&I, traducendo gli obblighi normativi in strategie aziendali effettive. Gli HR director, dal canto loro, hanno certamente un compito cruciale: non solo selezionano i candidati, ma creano percorsi di crescita professionale che potrebbero permettere anche alle donne di raggiungere posizioni apicali. E gli amministratori delegati? Sono loro che possono accelerare il cambiamento culturale, allocando risorse e stabilendo le priorità che riguardano il capitale umano.
    Chi ha veramente un ruolo?
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  • Bye Bye D&I
    2025/02/12
    C’è qualcosa di profondamente inquietante nella facilità con cui i diritti acquisiti possono essere cancellati. È come osservare un palazzo costruito mattoncino dopo mattoncino, anno dopo anno, crollare in pochi istanti sotto i colpi di una ruspa. Così ha fatto Donald Trump. Come una ruspa, con un colpo di penna e a poche ore dall’inizio del suo secondo mandato come presidente USA, ha iniziato a riscrivere le regole del gioco della diversità e inclusione nel mondo del lavoro americano, mettendo in congedo retribuito il personale federale che lavorava su iniziative di D&I, con l’intento di eliminare definitivamente le loro funzioni.
    È bastato questo per scatenare un effetto domino senza precedenti. Hanno perso il lavoro anche i funzionari che guidavano i programmi di D&I dell’Università del Texas, di quella della Florida e degli altri istituti accademici degli Stati americani più conservatori. La stessa sorte l’hanno avuta i dipendenti dei colossi Meta, Amazon, McDonald’s, Walmart, Ford, Lowe’s, Harley-Davidson, Brown-Forman, John Deere e Tractor Supply che gestivano le politiche dedicate alle pari opportunità.
    Un ordine esecutivo, una firma, pochi secondi. Zac. Smantellati decenni di Storia. E di storie. Non posso non pensare al movimento per i diritti civili negli Stati Uniti. A Rosa Parks che rifiuta di cedere il posto sull’autobus. Al sogno di Martin Luther King. Alle marce, pacifiche e non, agli arresti, ai sacrifici di vite umane, ai sit-in. Alle battaglie legali, alle sentenze della Corte Suprema, alle leggi faticosamente approvate dal Congresso. È stato un progresso lento, sì. Pagato a caro prezzo, sì, è vero anche questo. Ma costruito sulla tenacia di generazioni di attivisti e cittadini comuni che hanno osato sfidare lo status quo.
    E ora? Mentre i sostenitori di Trump parlano di un ritorno alla vera meritocrazia, le aziende si trovano in un limbo kafkiano: da un lato, la necessità di attrarre e trattenere i talenti in un mercato sempre più competitivo; dall’altro, il rischio di finire nel mirino delle nuove disposizioni federali. Eppure, secondo il Wall Street Journal, nel 2024 le donne occupavano solo il 29% delle posizioni executive nelle principali aziende degli Stati Uniti del Nord, mentre la presenza di manager afroamericani e ispanici resta ancora drammaticamente sottodimensionata rispetto alla loro rappresentanza nella forza lavoro generale. Insomma, non è forse vero che le barriere invisibili esistono ancora? Eccome se esistono! Ecco perché è importante abbatterle con politiche imposte dall’alto. Ecco perché è importante concedere tempo al tempo affinché le cose cambino.Ma poco importa, ormai. Questa vicenda ci ha rivelato una verità fondamentale sulla natura del progresso sociale: non è mai veramente acquisito. È come un giardino che richiede cure costanti. Smetti di innaffiarlo per qualche giorno e le erbacce iniziano a prendere il sopravvento.
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  • Così hanno fatto fuori Lidia Poët
    2025/01/13
    Quando Lidia Poët fu esclusa dalla professione forense, nel 1883, i giudici della Corte di Cassazione di Torino dovettero darsi un bel da fare per trovare motivazioni che giustificassero la loro decisione, dimostrandosi peraltro incredibilmente creativi. Poët aveva fatto tutto secondo le regole per guadagnarsi l’abilitazione alla professione, compresa la laurea a Torino nel 1881 con una tesi sul diritto di voto delle donne ed esami superati brillantemente. Eppure, nonostante l'iniziale benestare del Consiglio dell'Ordine torinese, il suo ingresso nella professione scatenò un'accesa controversia e i suoi meriti non bastarono a superare quello che, per l’epoca, era percepito come un problema insormontabile: era una donna.
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  • Com’eri vestita?
    2024/12/16
    Chi riesce a sopravvivere dopo essere stata abusata sessualmente e sceglie di denunciare il sopruso, invece, rischia di addentrarsi in un processo sociale chiamato “vittimizzazione secondaria”, per cui si presuppone, più o meno velatamente, che avrebbe potuto evitare lo stupro se solo… Se solo si fosse comportata in modo diverso, ad esempio. O se avesse evitato di lanciare quello sguardo. O se solo avesse indossato abiti meno provocanti.
    Non a caso, una delle prime domande poste ancora oggi nelle stazioni di polizia o nelle aule di giustizia alle vittime di violenza è: com’eri vestita quel giorno?
    A questa domanda si ispira la mostra – intitolata “Com’eri vestita?”, appunto – allestita a novembre al Palazzo di Giustizia di Milano che, ispirandosi a un progetto della University of Kansas e della University of Arkansas, racconta la storia di 17 donne abusate e violentate. Ogni storia è affiancata dalla rappresentazione fedele degli abiti indossati dalla vittima al momento dello stupro.
    Come ha detto Gino Cecchettin dopo l’annuncio dell’ergastolo per Filippo Turetta, “la sensazione è che abbiamo perso tutti come società. La violenza di genere non si combatte con le pene, bensì con la cultura. Come essere umano mi sento sconfitto. Come società, dobbiamo capire cosa è crudeltà e cosa è stalking. Aiutateci in questo percorso perché c'è tanto da fare”.
    Ne parlo con Antonino La Lumia, presidente dell’Ordine degli avvocati di Milano, che ha partecipato al suo allestimento.
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